giovedì 27 febbraio 2014

Articolo: "Lo sguardo del Bucaneve: vite che s'aprono alla lettura di altri"

Dall'esperienza del presidente della onlus che opera per aiutare chi soffre di disturbi dell'alimentazione è nato un libro che vuole fornire un nuovo sguardo alla vita di molte persone


Ḕ stato presentato lo scorso dicembre "Lo sguardo de Il Bucaneve", il libro di Maria Grazia Giannini, presidente della onlus "Il Bucaneve" che opera a Castiglione del Lago.
Leggendo le narrazioni e le considerazioni raccolte in questo libro si sente scorrere un filo costante, non palesato ma molto presente. Si tratta dello sguardo; quello del narrante, quello di chi assiste allo snocciolarsi di accadimenti, di emozioni e li raccoglie per riportarne fedelmente la sequenza, quello di chi cerca la sintesi necessaria tra numerose vite che si aprono alla lettura di altri, degli sconosciuti lettori.
Ḕ importante quindi riflettere insieme sui particolari della comunicazione umana e sulla presa di coscienza della nostra complessità puntando sulla valenza comunicativa dello sguardo, a partire dal suo dato fisiologico e psico-evolutivo per giungere alla sua valenza sintomatologica, per conoscere sempre più noi stessi, che resta, alla conta dei fatti, il fine più profondo dell'esistenza.
Fin dalle origini più remote, noi umani comunichiamo innanzitutto con il corpo e la sua forma visibile. La prossemica, il gesto, la mimica facciale, hanno da sempre rappresentato la base della comunicazione umana. La vocalità e in fine la parola nacquero ben più tardi. Il motivo è semplice: il corpo comunica sempre e comunque per il fatto che c'è, sta lì, esiste davanti agli occhi degli altri. In presenza di un altro essere possiamo decidere di stare in silenzio ma non possiamo scegliere di essere trasparenti.
Dunque nel confronto vis a vis, ci conosciamo reciprocamente innanzitutto per la forma di cui siamo fatti, per il modo in cui il nostro corpo si pone nello spazio in presenza di altri e per come le singole parti del nostro corpo si muovono.
In presenza di altri ciascuno inesorabilmente trasmette di sé informazioni perché esiste ed é fatto in un certo modo. Semplicemente non possiamo non comunicare.
La trasmissione di informazioni in sostanza è ineludibile. La comunicazione invece è gestibile a seconda del grado di competenza comunicativa degli attori sulla scena della comunicazione. Così come esistono competenze linguistiche, professionali, scientifiche e di varia sorta, da arricchire lungo il corso della vita, esiste una competenza comunicativa corporea. L'uso del corpo nel gioco comunicativo diviene essenziale per la costruzione di rapporti sociali, e per il loro mantenimento. Il soggetto è quindi un corpo comunicativo sempre e comunque; alla sua volontà e alla sua intelligenza è assegnata la capacità di elevare la propria competenza comunicativa corporea assieme a quella linguistica, culturale, professionale, per realizzarsi quale essere sociale.
Lo sguardo rappresenta un'area comunicativa sofisticatissima in cui le persone investono più o meno coscientemente molte energie; esso marca e contrappunta lo sviluppo delle espressioni verbali e gestuali dei soggetti, ad esse si sostituisce o le rinnega perfino, in una miriade di sfumature. Per inciso, nella maschera facciale, l'area oculare è gestita da numerosissimi muscoli rispondenti a sollecitazioni ambientali, a stati d'animo mutevoli, a sedimenti di esperienze e ripescaggi emozionali rapidissimi e scarsamente razionalizzabili dal soggetto. Si pensi che l'occhio umano è capace di rispondere ad un milione e mezzo di segnali simultanei.
L'occhio e l'area dello sguardo sono riconducibili a tre basilari funzioni. La prima è chiamata "salienza", l'occhio ci rende visibili agli altri e ci permette di vederli. La seconda è l'incredibile capacità degli occhi di stimolare eccitazione. Praticamente è impossibile non provare un qualche grado di eccitazione (sia di gradevolezza che di repulsione) quando guardiamo un'altra persona. La terza è chiamata "coinvolgimento". Nella nostra cultura, è difficile stabilire contatto oculare con qualcuno senza che vi sia interazione, anche minimale.
La prima funzione è la constatazione del fatto che l'animale umano dispone di due ricettori luminosi, più poeticamente chiamati "finestre sul mondo", organi esposti fin dai primi secondi di vita alle sollecitazioni luminose; in quattro settimane essi cominciano a strutturare un codice visivo di decifrazione della realtà circostante, in una incessante risistemazione delle informazioni, funzione che è la base della competenza culturale di adattamento; in quel breve lasso di tempo l'essere umano cerca subito il contatto visivo con la madre per stabilire l'imprinting di sopravvivenza. Il corpo e gli occhi della madre sono per lui tutto l'Universo.
La seconda funzione, sicuramente formata per pulsioni vitali legate in primis alla sopravvivenza: la visione della madre è eccitante, chiama via via il piccolo alla vita e al sorriso e conseguentemente alla emissione di suoni di richiamo articolati oltre che a quelli compulsivi provocati dagli stimoli viscerali. Si comincia cioè a intavolare il codice di rispondenza tra stati d'animo ed espressioni paraverbali, che poi troveranno compimento nei primi fonemi di lallazione. In queste fasi i muscoli dell'area oculare cominciano ad improntare un assetto coordinato con quegli stati d'animo. Così l'inarcamento delle sopracciglia legato al pianto o l'allargamento delle palpebre insieme al sollevamento del sorriso sono solo due degli assetti espressivi che l'umano comincia letteralmente a calzare sulla scena della vita.
La cultura di appartenenza offre agli automatismi ancestrali un panorama di espressioni e atteggiamenti tutti da imparare, affinché il legame sociale possa stabilirsi su un quadro condiviso di posture e di sguardi. La concertazione di questi elementi costruisce la relazione.
Indicative sono le differenze di genere nello sguardo, le differenze di età, di potere contrattuale, di ruolo affidato. In certe aree culturali lo sguardo femminile è considerato di per sé richiamo sessuale, e l'occhio perfino, in quanto organo, è ritenuto elemento di eccitazione sessuale e dunque soggetto a controllo, censura, persecuzione. A età differenti sono associati stili di sguardo differenti, la spavalderia dello sguardo giovanile contrasta per esempio con la quieta saggezza dello sguardo senile; colui che comanda può offrire lo sguardo o negarlo al suo sottoposto, che non potrà fare altrettanto se interpellato dovendo mostrare la sua disponibilità sempre e comunque.
In merito agli stati d'animo, la direzione dello sguardo può indicare il carico emotivo che una persona prova in un dato momento. Le ricerche hanno mostrato come uno sguardo costantemente rivolto verso il basso spesso riflette una forte emozionalità; uno sguardo verso l'alto può indicare il formarsi di un'immagine mentale, mentre uno sguardo di lato può indicare che noi stiamo ricordando suoni percepiti in passato.
Lo studioso Zick-Rubin ha osservato che le persone profondamente innamorate si guardano l'un l'altro molto di più mentre parlano e sono meno propensi a guardare altrove quando qualcuno entra nel loro mondo. Ciò significa che stimoli esterni sono tenuti lontani dall'attenzione selettiva che si sta concentrando e difende così l'isolamento della relazione comunicativa da tutti gli influssi esterni. Questo avviene in tutti i casi di abbandono alla bellezza, sia essa umana che culturale, nel gioco ad esempio, nello studio, nell'intrattenimento, in tutti i casi in cui il soggetto ricava eccitazione e appagamento da ciò che sta vivendo.
Lo sguardo dunque è il prodotto della contemporanea azione di tutte le condizioni psicofisiche della persona. Esistono segnalatori psicologici dello sguardo ben sintetizzati nelle espressioni comuni come lo sguardo assente, la cupezza dello sguardo, l'occhio fisso, lo sguardo stupito, e mille altre sfumature. Una miriade di atteggiamenti dello sguardo, alcuni controllabili, altri per nulla interpretabili. In questo panorama culturale in cui gli sguardi d'intenzione si mescolano agli sguardi inconsci, si muove il terapeuta alla ricerca del disagio psichico e delle vie da percorrere per risalire in superficie e costruire soluzioni.
Questo libro dà voce a Eleonora, Lia, Carla, Lara. Riporta dieci, cento, mille voci e sguardi, rivolti a sé stesse, delle X donne che compongono, con i loro racconti, l'intero volume. In questa composizione troviamo la narrazione di donne che sono immerse o sono state immerse all'interno di patologie legate al comportamento alimentare. Le loro storie e i loro nomi si celano dietro pseudonimi, quasi a voler rendere anonima la singola narrazione per dar vita e per creare un'unica voce che esprima un disagio e un desiderio di guarigione. Come sempre più spesso accade, questi moniti e questi sfoghi sono stati emessi grazie al filtro del social-network e della pagina de Il Bucaneve, associazione che si muove a sostegno di persone con disturbi alimentari. Ogni giorno la pagina facebook di questa associazione infatti riceve moltissimi post che qui sono stati selezionati e raccolti a paradigma di un disagio diffuso che, contrariamente a quanto si possa pensare, non investe solo la sfera giovanile e non riguarda solo gli altri.
In quest'ottica il libro quindi non giudica, non insegna, non si intromette ma pone in luce una serie di dubbi e di perplessità che senza dare una sentenza vogliono fornire un nuovo sguardo alla vita di molte persone che si sono descritte e raccontate con i loro occhi durante il proprio percorso di lotta per sconfiggere i disturbi del comportamento alimentare.
Queste richieste di aiuto divengono in ultima considerazione un indicatore di guarigione che attraverso un diverso sguardo, un diverso modo di guardare le cose e il proprio vissuto, vogliono uscire dal silenzio.
Così pian piano emerge, quasi in un gioco di specchi, il vero desiderio. Come avviene nella manifestazione della patologia, infatti, la prima necessità è la richiesta di uno sguardo per dar voce a un problema sul quale, in ultima analisi, non si accetta solamente un'occhiata ma bensì una più attenta visione.

Dott.ssa Lucia Magionami
Psicologa-Psicoterapeuta
luciamagionami.blogspot.com

pubblicato su : www.frescodiweb.it