mercoledì 28 ottobre 2015










La Libroterapia, utilizzata in ambito medico e psicologico, nasce negli Stati Uniti a opera di un Medico-Psichiatra William Menninger, il quale negli anni Trenta prescriveva la lettura di romanzi ai propri pazienti, per il trattamento dei vari disturbi psichici.

Il dottor Menninger riteneva che la lettura di libri specifici e adatti alle varie patologie, come parte integrante delle terapie psicologiche e psichiatriche, avesse un grande potere curativo.
L'utilizzo di tale strumento si diffuse presto sia negli Stati Uniti sia in Europa.
Studi accademici e pubblicazioni dimostrarono la validità "dell'efficacia" della Libroterapia, tanto per utenti adulti quanto per bambini e adolescenti.
Intorno agli anni Novanta uno studio sugli effetti della Biblioterapia, pubblicato sul Journal of Counsulting and Clinical Psycology, dimostrò con dati statistici come quest'ultima avesse un'efficacia clinica sulla riduzione dei sintomi depressivi
e disfunzionali in genere.
Lo psicologo Raymond A. Mar della York University di Toronto ha recentemente condotto alcuni studi sugli effetti dell'esposizione prolungata alla narrativa ed è emerso - come sintetizza la dottoressa Rosa Mininno [Psicologa-Psicoterapeuta] nel suo articolo "Biblioterapia e salute" - che: «Le persone che avevano appena letto un racconto rispondevano in modo migliore ad un test sulle interazioni sociali rispetto alle persone di un altro gruppo, che partecipava all'esperimento, le quali, invece, avevano letto soltanto un articolo su una rivista. La lettura induce un processo psicofisiologico di rilassamento ed apre la mente a nuovi paesaggi, nuove architetture interiori indotte dalla narrazione».
In Italia alcune carceri hanno promosso la Libroterapia, ad esempio la casa di reclusione di Opera a Milano nel 2005 ha sostenuto e avviato programmi, individuali e gruppali, di letture condivise con il supporto e la supervisione di Psicologi e Educatori.
Nell'edizione italiana del "Dizionario di Psichiatria" di Leland E. Hinsie e Robert J. Campbell dell'Università di Oxford, la Biblioterapia viene definita: «Utilizzazione della lettura in aggiunta alla psicoterapia» cioè, come spiega la dottoressa Mininno nell'articolo La Libroterapia pubblicato su "Social News"«Una tecnica integrata, in sintesi, nel percorso terapeutico del paziente, che si svolge anche attraverso letture scelte e mirate: saggi, romanzi, letteratura classica e moderna, teatro, poesia, testimonianze, storie vissute, autobiografie».
Negli ambienti scientifici del nostro Paese, la Libroterapia procede lentamente, ma qualcosa sembra muoversi, sia per quanto concerne la promozione sia per quanto riguarda la formazione sia in ambito applicativo.
Nel 2006 è stato pubblicato, a opera della dottoressa Minnino, il primo sito web italiano sulla Biblioterapia.
La stessa Dottoressa definisce "il libro" come «potente strumento di crescita e di cambiamento» riconoscendone l'aspetto curativo e annoverandolo tra le attività utilizzate nel sostegno, nella terapia e in contesti di sofferenza e solitudine, «con l'obiettivo condiviso di promuovere l'empowerment della persona, lo sviluppo
delle risorse e il potenziamento delle life skills: autostima, autoefficacia, empatia».

sabato 24 ottobre 2015





CHI SCEGLIE IL LIBRO DURANTE IL PERCORSO DI LIBROTERAPIA? 


Nel lavoro di Libroterapia i libri vengono selezionati dallo Psicologo/Terapeuta sulla base di aspetti quali:

tipo di setting (individuale o di gruppo),

tipo e gravità della patologia o obiettivo finale del percorso,

tipo e pervasività dei comportamenti disfunzionali del soggetto e del gruppo.


Il libri scelti e impiegati devono avere rigore scientifico o comunque devono contenere risorse utili e accessibili per il paziente.

Vanno quindi preferiti testi scritti con parole semplici e con contenuti che favoriscano quella che Daniel Goleman (Psicologo statunitense) definisce "intelligenza emotiva"

Si prescrive la lettura di un libro come "compito a casa" e, successivamente, si esplora insieme al gruppo le dinamiche o sentimenti emersi in seguito alla lettura.

Quest'ultima e' personale - fuori dal setting terapeutico - in un luogo altro conosciuto da tutti ma non condiviso nel momento della lettura.

All'incontro successivo il gruppo si predispone all'ascolto rispettoso degli altri, a riconoscere le proprie e altrui emozioni, a superare timidezze e sentimenti di solitudine.

Ogni persona racconta qualcosa di se stesso agli altri e qualcosa di nuovo, non ancora emerso, a se stesso.



giovedì 22 ottobre 2015





LAVA

Un inno all’amore, all’attesa, alla perseveranza, alla fedeltà. Tre minuti che non possono non toccarvi il cuore e farvi tornare le farfalle nello stomaco; due voci soavi di due vulcani ormai convinti di restare soli a vita, ma alla fine… 

La Dipendenza affettiva


La dipendenza affettiva si manifesta in svariate forme, non sempre facili da rilevare. Alcune persone s'innamorano di persone manifestamente indisponibili senza riuscire a liberarsi da quel legame auto-illusorio, altri diventano ossessivi lungo il percorso di innamoramento; in numerosi casi il soggetto rimane ancorato alla prima fase dell'innamoramento e desidera perciò riprodurre all'infinito quella frenesia di prima eccitazione consumando una dietro l'altra relazioni, destinate quindi ad essere bruciate per lasciare spazio alle nuove. Molti non riescono ad abbandonare la relazione anche quando ormai essa è esaurita e permangono in un sentimento di trascuratezza, tra stanchi rituali di conferma e gesti routinari, doni palliativi e promesse di rinnovamento, scivolando inesorabilmente nel grigiore e nella depressione; molti soggetti narcisisti stringono legami di doppia dipendenza con persone incapaci di liberarsene, i loro co-dipendenti.

Il comune denominatore di tutti questi tipi di dipendenza affettiva è l'impotenza difronte al cambiamento. Il soggetto difende psicologicamente la propria condizione di inerzia mentale, di assetto mentale assodato, mettendo in atto pensieri e comportamenti affettivi forzosi, al fine di mantenere immutabile la relazione umana stabilita col partner nella dinamica ormai certa e ripetibile. Egli non accetta la trasformazione interna alla relazione amorosa (peraltro inarrestabile) e tenta disperatamente di congelarla in una "fotografia" ideale, in una certezza immaginifica sempre affidabile, controllabile. Anche nel caso del consumatore seriale di relazioni, il meccanismo sottostante è il medesimo, fermare il cambiamento di un'immagine rassicurante, nel suo caso quella del nuovo amore appena sbocciato, rifuggire il cambiamento (sentito come insopportabile decadimento) rinnovando in continuazione gli amori appena assaggiati.

Bisogna segnalare che la dipendenza affettiva spesso è poco percepita come problema grave, perché nella narrazione quotidiana e popolare se ne fa una affaire romantico o peggio ancora come una manifestazione del carattere della persona; questa mala-interpretazione finisce per aggravare un problema psicologico che resta molto diffuso e spesso si ritrova in soggetti affetti da altre dipendenze come alcool o sostanze di abuso.

Ad oggi si distinguono le seguenti categorie di soggetti.

DIPENDENTE AFFETTIVO OSSESSIVO:

La persona non riesce a lasciare andare il partner anche davanti a un rifiuto chiaro e reiterato. In questa categoria possiamo ritrovare comportamenti assillanti che portano al vero e proprio Stalking.

Questi soggetti non hanno capacità di immedesimarsi nell'altro, non sono in grado di ascoltare e capire il rifiuto; inoltre spesso sono legati ad altro tipo di dipendenza: shopping, gioco d'azzardo, droghe.

DIPENDENTE AFFETTIVO CODIPENDENTE:

Questa è la categoria più ampia, sono soggetti che soffrono di scarsa autonomia; sono molto prevedibili nei comportamenti e perciò facilmente indirizzabili. Sono persone permissive, molto attente alla cura del partner, esercitando un controllo passivo nella speranza di non essere abbandonati e di essere un giorno ricambiati.

DIPENDENTI DALLA RELAZIONE:

Sono persone non più innamorate ma incapaci di chiudere la loro relazione esausta perché incapaci di ricominciare. Spesso questi soggetti sprofondano così tanto nell'infelicità che la loro relazione malata arriva a minare perfino le loro difese immunitarie portandoli ad ammalarsi. Anche davanti a situazioni di violenza domestica non fuggono dal partner oppressore per paura di rimanere soli e dover gestire il cambiamento.

DIPENDENTI AFFETTIVI NARCISISTI:

Questi soggetti mettono in atto comportamenti seduttivi e manipolatori per controllare l'altro all'interno della coppia. Il narcisista non è tollerante come invece il suo codipendente, e non condiscende a nulla che possa compromettere il proprio benessere acquisito. Egli è centrato unicamente sui propri bisogni e la bassa autostima o i fallimenti subiti sono mascherati da comportamenti e racconti grandiosi (narrazione elusiva ed illusoria). Queste persone raramente dimostrano di essere dipendenti, hanno un atteggiamento distaccato che poi si trasforma nel momento dell'abbandono in un sentimento di panico che può sfociare in atti di violenza.

Una categoria a parte sono i DIPENDENTI AFFETTIVI AMBIVALENTI, soffrono di un disturbo affettivo evitante. Hanno la capacità di lasciare il partner ma non andare via dalla relazione. Sono persone che desiderano fortemente una relazione ma hanno paura di rimanere chiusi e oppressi all'interno di questa e nell'intimità con l'altro.

All'interno di questa categoria si è cercato di distinguere diversi tipi di persone:

"Innamorati ardenti": innamorati di persone non disponibili già occupate o che neanche conoscono personalmente. Chi rientra in questa categoria spesso non agisce, ama in silenzio e di nascosto, costantemente nutre le sue fantasie amorose senza compiere gesti che lo portano ad avvicinarsi al soggetto amato. Gli psicologi chiamano questa categoria di comportamento come "amore non corrisposto".

"I Sabotatori" sono persone che distruggono la relazione quando questa comincia ad essere solida e richiede a entrambi impegno e condivisione per sviluppi ulteriori. Questo comportamento di abbandono non è prevedibile poiché è molto soggettivo, dipende dai sentimenti provati e decodificati del "sabotatore".

"I Seduttori Rifiutati" sono soggetti complessi con un vissuto particolare, cercano compagnia intima e sessuale solo in determinati momenti della loro vita, appena si sentono ansiosi fuggono, si chiudono, per poi tornare a cercare il partner. 

L'ultima sotto categoria sono "i Dipendenti Romantici" persone che evitano accuratamente un singolo amore, amano più persone in contemporanea cercano intimità ma per breve periodo, ricercano continuamente la conquista, il dramma della fine della storia e evitano l'impegno e la responsabilità di rimanere all'interno di una storia d'amore nel suo divenire.

Queste categorie descrittive comunque non si manifestano in maniera così netta e univoca nella realtà vissuta; sicuramente potremmo incontrare persone che oscillano tra un comportamento e l'altro in momenti diversi della loro vita; si tratta quindi di modalità comportamentali che una volta descritte permettano di comprendere meglio le dinamiche relazionali e gli inganni cui spesso ci affidiamo, va detto con chiarezza, per deresponsabilizzarci difronte a noi stessi.

http://www.frescodiweb.it/rubriche.php?idsezionerubrica=3