mercoledì 12 settembre 2018


Il mio NO alla riforma del diritto di famiglia.


Piccole considerazioni su un tema importante che riguarda prevalentemente donne e bambini.



Il Ddl Pillon, sostenuto da Lega e Cinque Stelle, complicherà la vita alle coppie separate, togliendo gli alimenti, è affermando una bigenitorialita’ perfetta. 

Infatti, l'abolizione dei “vecchi alimenti”, cifra fissa che veniva concessa al genitore affidatario dei figli (generalmente la madre), verrà sostituita con il pagamento diretto delle spese (mantenimento diretto). Ricordo, che il mantenimento diretto non esiste in alcuna parte del mondo tranne California, Belgio e Stato di Washington. Certo resta per me difficile paragonare l'Italia con questi Paesi a piena occupazione femminile. 

Quello che si prospetta come scenario futuro è un ritorno al passato dove le donne rimarranno all'interno di una relazione disfunzionale per non essere completamente distrutte. "A volte quello che consideriamo il minor male è quello che ci uccide lentamente".

L’abolizione degli alimenti comporterà la suddivisione a metà di ogni spesa riguardante i figli, ma anche i figli dovranno essere divisi a metà. Tempi uguali di suddivisione abitative e il coniuge che resta nella casa assegnata dovrà pagare un canone d’affitto all'altro. 
Ogni decisione riguardante il figlio la prenderà il genitore che in quel momento lo ospita nella sua casa, mentre le scelte importanti verranno concordate e se non ci sarà un punto comune (come sicuramente accadrà) entrerà in questo scenario un coordinatore genitoriale a decidere.

A questo punto mi sono chiesta i bambini dove sono in questo decreto? 
Il ddl a questa mia domanda risponde chiaramente: non ci sono! 

I figli non potranno averne preferenze sulla scelta del genitore con cui vivere soprattutto in fase di separazione. Questo potrebbe essere valutato da un’occhio inesperto un capriccio del minore: vivere con un genitore o l’altro, forse “un bisogno infantile” di restare all'interno di una rete sociale che conosce... ma... pensiamo a quei casi (tanti) di violenza intrafamiliare. A tal proposito il decreto non farà altro che avallare la teoria immaginaria e inesistente dell’alienazione parentale la quale afferma che se un figlio ha problemi con un genitore la colpa è dell'altro (spesso la madre) che viene accusata di avere un atteggiamento denigratorio verso l’ex partner. Chi lavora con i bambini e con le donne sa che la storia è molto diversa e i motivi di rifiuto sono concreti e solidi.

Voglio credere che la professionalità di chi deciderà e il buon senso fermino il Ddl Pillon.

martedì 11 settembre 2018


Il giorno 28 Settembre sarò alla libreria Le Storie di Camucia per parlare di Libroterapia. Sarà un incontro per conoscere i modi in cui i libri possono aiutarci a trovare e ritrovare il benessere psicologico. Inoltre formeremo il gruppo che partirà il 14 Ottobre e verrà assegnato il primo libro del nostro nuovo viaggio tra le pagine dei romanzi.
Se sei curioso, se hai voglia di leggere, se vuoi stare in compagnia e se vuoi di affidarti per questo viaggio di scoperta del sè ti aspetto con grandi sorrisi e parole gentili. 

sabato 1 settembre 2018

Settembre mese di prevenzione al suicidio


Il SUICIDIO è l’atto volontario non sempre del tutto consapevole, di porre fine alla propria vita. Tale scelta può essere indotta da vissuti, interni o esterni, che la persona considera come assolutamente insopportabili è l'unica soluzione è togliersi la vita.


Il suicidio è il risultato di un processo psicologico di 3 elementi: 


1. l’idea della morte come liberazione: la persona crede che la propria vita sia un peso, un fardello, che non vale la pena di essere vissuta
2. l’intenzione ragionata e deliberata di morire: soggetto ha l'unico desiderio di addormentarsi e non svegliarsi più, e di morire accidentalmente
3. un comportamento autodistruttivo fatale: non esiste altra possibilità la perdita di speranza spinge alla liberazione della sofferenza tramite la morte.

I comportamenti associati al suicidio includono:

Suicidio completato: quando il soggetto ha intenzione di morire e riesce a portare a termine il suo piano.

Tentativi di suicidio: comportamenti auto-inflitti più o meno dannosi che però non conducono ad un esito letale, sebbene l’intenzione del soggetto sia quella di morire.

Autolesione: atto deliberato auto-inflitto potenzialmente dannoso a prescindere dal motivo per cui viene messo in atto.



Diversi studi condotti sia su persone sopravvissute sia sui parenti di morti suicidi, dimostrano che almeno il 70% delle persone che concretizzano i loro propositi suicidari hanno manifestato comportamenti e segnali che se ben letti potrebbero prevenire la morte.

Al contrario di un pensiero comune e molto diffuso la la propensione al suicidio non è un tratto caratteriale che nel momento in cui è presente è stabile e immodificabile, ma è una risposta limitata nel tempo nel quale il soggetto prova un'ambivalenza tra il voler vivere e il voler morire. Il mettere fine alla propria vita non viene percepita come l’unica via d’uscita in una situazione dalla quale ormai non si può più tornare indietro. 




MITI e REALTA' SUL SUICIDIO

1. Una volta che hai tentato il suicidio, sarai sempre a rischio di suicidio. 

NO
Il rischio di suicidio è spesso una condizione a breve termine a legato ad una situazione specifica. Nonostante i pensieri suicidari possano tornare, questi non sono permanenti .


2. Parlare del suicidio può essere interpretato come un incoraggiamento. 

NO
Molte persone che stanno pensando a suicidarsi non sanno a chi rivolgersi. Parlarne apertamente non incoraggia una persona ad uccidersi, può invece fornire alla stessa altre opzioni per risolvere il problema.


3. Solo le persone con disturbi mentali tentano il suicidio 

NO
Questa non è una regola ma è un indicatore infatti molte persone con un disturbo mentale sono più soggette al tentato suicidio ma non tutte le persone che si tolgono la vita hanno un disturbo mentale. 


4. La maggior parte dei suicidi avviene improvvisamente, senza preavviso.

NO
La maggioranza dei suicidi sono preceduti da segnali d’allarme, è importante riconoscerli per poter prevenire il fenomeno.


5. Chi tenta il suicidio vuole morire.

NO
Le persone che tentano il suicidio sono molto spesso ambivalenti riguardo la voglia di vivere o morire. 


6.Le persone che parlano di suicidarsi non hanno intenzione di farlo davvero.

NO
Le persone che parlano di suicidio stanno cercando un aiuto o un sostegno, una speranza una alternativa. 


7.Il miglioramento che segue ad una crisi di suicidio significa che il rischio di suicidio è terminato. 

NO
Molti suicidi avvengono nell’ambito dei tre mesi che seguono l’inizio del “miglioramento” quando l’individuo ha l’energia sufficiente per mettere in atto i suoi pensieri.


8.Il suicidio si verifica quasi esclusivamente tra i poveri. 

NO
Il suicidio è molto “democratico” ed è rappresentato proporzionalmente in tutti i livelli della società.