giovedì 24 dicembre 2015

BUON NATALE




Buon Natale. Alla fiducia incondizionata, quella che abbiamo perso, smarrito o ci è' stata rubata. 

Buon Natale a chi non si arrende, che crede ad un mondo migliore e che prima poi qualcosa cambierà.

Buon Natale ai puri di cuore che hanno il coraggio di stupirsi ancora davanti alle piccole cose.

Buon Natale a chi vive con stupore e dona il suo tempo agli altri.

Buon Natale a chi traffica nei sogni e viene preso un po' per pazzo.

Buon Natale a chi ha fatto l'albero pieno di luci e a chi no.

Buon Natale a chi ama questo giorno e a chi spera che prima o poi verrà tolto dal calendario.

Buon Natale alla lentezza, al tempo trascorso con gli amici, al bambino interiore che in quei giorni esce da ognuno di noi per giocare.

Buon Natale alla famiglia, tutta. Quella che ognuno ha nel cuore, a svelto e gli appartiene al di là dei modelli.
 Buon Natale a tutti noi.

mercoledì 2 dicembre 2015


Perugia coordinamento Donne FABI presentazione del Libro TOGLIMI LE MANI DI DOSSO 
di Olga Ricci


Grazie ad Anna Minelli 

Messaggero Umbria
1 Dicembre 2015
grazie a Sara Simonetti


Toglimi le mani di dosso di Olga Ricci


Olga Ricci è uno pseudonimo; il perché è semplice: l’autrice rinuncia a far risuonare il suo nome per offrire a ogni donna l’abito di Olga, il suo corpo letterario per addentrarsi nella sua storia dolorosa di molestie, di abusi, di violenza.
In questo periodo storico si parla molto di violenza di genere all’interno delle relazioni di fiducia ma raramente viene raccontata la violenza che le donne subiscono all’interno dei luoghi di lavoro. In essi le molestie vengono tollerate, occultate, minimizzate: esiste una vera e propria propensione all’omertà funzionale che vive tanto in chi subisce queste forme di violenza quanto in chi vi assiste. Le forze che intervengono a costruire lo scenario di violenza sono legate innanzitutto all’asimmetria di potere tra i soggetti (la subalternità lavorativa); in seconda analisi interviene la persistenza di valori culturali di sopraffazione fortemente radicati, difficilissimi tutt’oggi da cambiare.La violenza che Olga subisce rientra nel pieno della definizione di Violenza di genere in cui l’uomo agisce violenza sulla donna perché ella è tale. Donna diviene così sinonimo di preda destinata fatalmente alla sottomissione. In questa visione la donna è vista come essere costituzionalmente inferiore, quale che sia la sua collocazione lavorativa o la sua posizione funzionale. La dignità umana della donna è subordinata al suo essere femmina disponibile, ella può trovare collocazione nell’universo maschile solo attraverso la sua disponibilità alla subordinazione in quanto è una creatura fatta per subire l’azione maschile, dalle avances al sopruso. L’uomo concede e pretende, assegna e toglie, conferisce e strappa, riconosce e ripudia. Siamo difronte all’Ideologia della sopraffazione, un costrutto articolato che si sviluppa intorno al presupposto essenziale: la donna è strumentale, utile e funzionale alla convenienza maschile, naturalmente.
Il libro racconta come Olga giovane giornalista cercando un lavoro dignitoso e stabile si ritrova a vivere in un mondo di illusioni, delusioni, rabbia e inadeguatezza causate dalle molestie continue del capo del giornale. Egli è un uomo maturo che con il potere cerca di controllare le giovani donne della redazione.Olga ben presto si scontra con le regole brutali del dominio maschile, lontane dalle parole e dai significati di rispetto e competenza. In Toglimi le mani di dosso la protagonista, precaria e sfruttata, scopre che tutti i ruoli stabilizzati ricoperti all’interno della redazione del giornale sono stati ottenuti tramite conoscenze influenti o relazioni sessuali ma mai per merito professionale. Tra le pagine sono ben descritte le differenze degli incarichi di lavoro e degli scatti di carriera che privilegiano inesorabilmente i colleghi maschi e i figli degli amici. La realtà tratteggiata da Olga riflette la condizione che spesso vivono le donne in tanti altri settori e ambiti lavorativi.Altro tema dolente che emerge dal romanzo-denuncia è la mancanza di solidarietà tra le vittime di molestie legata alla precarietà del posto di lavoro e alle conseguenze del licenziamento sempre incombente; nello specifico la protagonista vive una doppia solitudine: oltre che dall’assenza di solidarietà Olga è paralizzata dal senso di colpa, dalla vergogna e dalla paura di non essere creduta, effetti psicologici tipici delle molestie sessuali.Contro Olga giunge poi la vacuità della legge. Le parole dell’avvocato sono chiare: senza prove non si può agire e se si agisce non sempre le donne sono credute; è sfuggevole l’area delle intenzioni, sulla quale gli avvocati dell’altra parte possono giocare la battaglia processuale. Quante volte si è sentito dire che “è stata lei a provocare”, che “il soggetto ha soltanto mostrato interesse”; quante volte l’immagine del molestatore è stata trasformata ad arte in quella di un uomo solo e bisognoso di relazioni affettive.Olga non vede uscita, non nutre speranza; passa attraverso le forche caudine dell’imposizione, rassegnata alla miseria del ricatto maschile. Lo mostra come inesorabile, atavico e ineliminabile.Ma noi non possiamo cedere. Le persone che credono nel primato dell’Umanità sulla bestialità non possono allentare la presa e continuare il cammino paziente lungo la via spesso tortuosa della Storia. A noi è data la responsabilità degli atti, qui ed ora; a noi è richiesta della coltivazione di un futuro possibile in cui la persona umana si tolga la violenza di dosso e sconfigga la violenza di genere, la violenza in genere.