sabato 1 settembre 2018

Settembre mese di prevenzione al suicidio


Il SUICIDIO è l’atto volontario non sempre del tutto consapevole, di porre fine alla propria vita. Tale scelta può essere indotta da vissuti, interni o esterni, che la persona considera come assolutamente insopportabili è l'unica soluzione è togliersi la vita.


Il suicidio è il risultato di un processo psicologico di 3 elementi: 


1. l’idea della morte come liberazione: la persona crede che la propria vita sia un peso, un fardello, che non vale la pena di essere vissuta
2. l’intenzione ragionata e deliberata di morire: soggetto ha l'unico desiderio di addormentarsi e non svegliarsi più, e di morire accidentalmente
3. un comportamento autodistruttivo fatale: non esiste altra possibilità la perdita di speranza spinge alla liberazione della sofferenza tramite la morte.

I comportamenti associati al suicidio includono:

Suicidio completato: quando il soggetto ha intenzione di morire e riesce a portare a termine il suo piano.

Tentativi di suicidio: comportamenti auto-inflitti più o meno dannosi che però non conducono ad un esito letale, sebbene l’intenzione del soggetto sia quella di morire.

Autolesione: atto deliberato auto-inflitto potenzialmente dannoso a prescindere dal motivo per cui viene messo in atto.



Diversi studi condotti sia su persone sopravvissute sia sui parenti di morti suicidi, dimostrano che almeno il 70% delle persone che concretizzano i loro propositi suicidari hanno manifestato comportamenti e segnali che se ben letti potrebbero prevenire la morte.

Al contrario di un pensiero comune e molto diffuso la la propensione al suicidio non è un tratto caratteriale che nel momento in cui è presente è stabile e immodificabile, ma è una risposta limitata nel tempo nel quale il soggetto prova un'ambivalenza tra il voler vivere e il voler morire. Il mettere fine alla propria vita non viene percepita come l’unica via d’uscita in una situazione dalla quale ormai non si può più tornare indietro. 




MITI e REALTA' SUL SUICIDIO

1. Una volta che hai tentato il suicidio, sarai sempre a rischio di suicidio. 

NO
Il rischio di suicidio è spesso una condizione a breve termine a legato ad una situazione specifica. Nonostante i pensieri suicidari possano tornare, questi non sono permanenti .


2. Parlare del suicidio può essere interpretato come un incoraggiamento. 

NO
Molte persone che stanno pensando a suicidarsi non sanno a chi rivolgersi. Parlarne apertamente non incoraggia una persona ad uccidersi, può invece fornire alla stessa altre opzioni per risolvere il problema.


3. Solo le persone con disturbi mentali tentano il suicidio 

NO
Questa non è una regola ma è un indicatore infatti molte persone con un disturbo mentale sono più soggette al tentato suicidio ma non tutte le persone che si tolgono la vita hanno un disturbo mentale. 


4. La maggior parte dei suicidi avviene improvvisamente, senza preavviso.

NO
La maggioranza dei suicidi sono preceduti da segnali d’allarme, è importante riconoscerli per poter prevenire il fenomeno.


5. Chi tenta il suicidio vuole morire.

NO
Le persone che tentano il suicidio sono molto spesso ambivalenti riguardo la voglia di vivere o morire. 


6.Le persone che parlano di suicidarsi non hanno intenzione di farlo davvero.

NO
Le persone che parlano di suicidio stanno cercando un aiuto o un sostegno, una speranza una alternativa. 


7.Il miglioramento che segue ad una crisi di suicidio significa che il rischio di suicidio è terminato. 

NO
Molti suicidi avvengono nell’ambito dei tre mesi che seguono l’inizio del “miglioramento” quando l’individuo ha l’energia sufficiente per mettere in atto i suoi pensieri.


8.Il suicidio si verifica quasi esclusivamente tra i poveri. 

NO
Il suicidio è molto “democratico” ed è rappresentato proporzionalmente in tutti i livelli della società.


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