lunedì 28 luglio 2014

Comportamenti caratteristici dei D.C.A.



" Nella relazione interpersonale quotidiana sono osservabili numerosi atteggiamenti interpretabili come segnali di disagio del comportamento alimentare, ma va precisato che l’insorgenza di alcuni di questi non è necessariamente sintomo di disagio. E’ evidente, per essere chiari, che la disposizione di un ragazzo o una ragazza a cucinare per gli amici è di per sé soltanto un gesto di socializzazione, genuino e gioioso. Anche l’attenzione alle diete e alla forma fisica non ha in sé nulla di patologico. L’attenzione va posta quindi sulla compresenza dei vari comportamenti, sulla reiterazione nel tempo e sulla invasività esclusivizzante dell’argomento. Il quadro composito può essere indicatore del disagio, unitamente al mutare dell’aspetto fisico.  Ogni singolo comportamento rilevato perciò non deve allarmare ma deve essere letto nel contesto più generale in cui viene osservato. Gli amici sono la vita: le riflessioni intime e lo scambio amicale possono essere un momento di presa di coscienza dei soggetti della necessità di intervenire sul proprio disagio affidandosi al trattamento terapeuta. In questo senso le chiacchere tra amici, intime e sincere, hanno un’azione benefica e importantissima perché favoriscono il riconoscimento dello stato di disagio prima che questo possa degenerare. La rete amicale perciò è fondamentale. Per intendersi, propongo un parallelo in ambito medico. Provare forti dolori all’addome può essere sintomo di diverse patologie ma nessun amico può sostituirsi al medico sentenziando diagnosi, impartendo terapie, prescrivendo medicinali; gli amici possono condurci in ospedale ma non curarci. Parlare di sé con un amico o raccontare il proprio disagio a uno psicologo sono evidentemente due cose molto differenti. Il terreno sembra essere lo stesso, quello del confronto verbale, ma alla base del colloquio specialistico stanno metodi e strumenti precisi e mirati, sta l’assenza del giudizio morale, stanno strategie comunicative e strutture interpretative derivate da secoli di conoscenza scientifica, un cumulo di strumenti sofisticati che il buon senso non può sostituire. Perciò possiamo dire che fissati questi limiti, il primo alleato dello psicoterapeuta è l’amico, il parente attento.

I comportamenti dei DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare)

·         Passare da una dieta all’altra

·         Parlare spesso, ed a volte solo, di cibo, calorie, peso

·         Ricercare quante più informazioni possibili sull’alimentazione e sul cibo

·         Cucinare per gli altri

·         Comportamenti ritualistici rispetto al cibo: tagliuzzare e rigirare il cibo nel piatto, masticare a lungo, sputare, nascondere il cibo ecc.

·         Rifiuto di mangiare in compagnia o mangiare di nascosto

·         Ritiro sociale

·         Negazione della malattia, atteggiamenti aggressivi/difensivi se è affrontato il problema alimentare

·         Resistenza ai cambiamenti in generale, e soprattutto riguardo al peso e all’alimentazione

·         Uso frequente della bilancia

·         Rifiuto del corpo adulto e della sessualità

·         Eccessiva competitività

·         Piccoli rituali e manie

·         Esaltazione dei modelli socio-culturali di magrezza

·         Distorsione della propria immagine corporea

·         Attività fisica eccessiva, allo scopo di “bruciare” calorie e perdere peso


Vi sono inoltre, nelle persone DCA, caratteristiche di personalità comuni presenti sia prima che dopo la comparsa del problema alimentare:


-          Scarsa stima di sé: la persona si sente inadeguata, insicura, indecisa, sente di non aver valore, di non aver capacità, a prescindere dai risultati che ottiene, ha spesso bisogno di conferme e approvazioni.

-          Perfezionismo: molte persone si pongono degli obbiettivi impegnativi, difficili da raggiungere, a volte non realistici, questo li porta a sperimentare continui “fallimenti” anche quando i loro risultati sono buoni.

-          Pensiero tutto o nulla (dicotomico): le persone tendono a vedere le cose come bianche o nere, buone o cattive, si sentono in grado di controllarsi o completamente senza controllo, considerano i cibi come innocui o come pericolosi, questo modo di pensare è esteso a tutto quello che fanno. "




Tratto da “DIETRO LO SPECCHIO LA VITA” scritto e ideato da Lucia Magionami, Psicologa-Psicoterapeuta, con il contributo dell’Associazione IlBucaneve Onlus.

Per ricevere la piccola guida pratica sui disturbi alimentari rivolgersi all’Associazione "Il Bucaneve Onlus": www.ilbucaneve.blogspot.it  



Nessun commento:

Posta un commento