giovedì 20 marzo 2014

Chi è il volontario e quali motivazioni lo spingono?

Secondo una definizione basilare è “colui che dopo aver adempiuto ai suoi doveri familiari, professionali, civili, impiega tempo in servizi utili per la comunità e per le persone bisognose”


Il volontario non è mai solitario nella sua azione ma si immette in reti organizzative di competenze specifiche che gli permettono di rendere il suo servizio al meglio. Quello del volontario (nello specifico il volontario sociosanitario) in sostanza è sempre un lavoro in equipe e conferisce da subito ai soggetti un premio psicologico di appartenenza e condivisione. Ma restano da spiegare aspetti più impalpabili ma che costituiscono la linfa vitale dello spirito volontaristico e divengono perfino gli strumenti principali d'azione del volontario. Stiamo parlando di moti dello spirito, di sentimenti tipici dell'Ego umano come la Compassione, dal latino (compatior = cum+patior), la condivisione della sofferenza, dell'emozioni di qualcuno. Essa diviene strumento operativo perché solo nella condivisione emotiva si può compiere il processo di superamento di ogni problema materiale, disordine o infermità.
Alla base della azione di volontariato però deve essere anche l'analisi delle proprie motivazioni nell'intraprendere un impegno (ancor più nel volontariato sociosanitario), perché sia sempre ben chiaro al volontario cosa lo spinge ad agire, quale fu in principio e quale è in divenire. L'autoanalisi motivazionale dell'operatore volontario è parte integrante del suo operato e spesso va fatta con l'ausilio di supervisori esterni qualificati. Perfino la valutazione periodica dello stress cumulato deve essere considerata normale per chi opera volontaristicamente.
Ciò perché "le motivazioni umane sono diverse e sono dinamiche nella vita psichica dell'individuo: avere la possibilità di dare maggiore significato alla propria vita, cercare di conoscere se stessi e misurare le proprie capacità anche di tipo pratico, utilizzare al meglio anche il tempo libero, sentirsi necessari, vincere la paura della malattia e della morte, riconquistare i valori dell'Amore e apprezzare anche le piccole cose, avere la possibilità di trasmettere le proprie convinzioni per dare speranza" (De Masi e Bolzanini, 2000).
Esistono dunque motivazioni che rispondono ad una solidarietà vissuta come legame sociale del volontario (verso l'esterno) e motivazioni che riguardano invece aree intime della persona, come la ricerca di significato della propria esistenza, la scoperta del Se, e la realizzazione della propria pienezza umana.
La spinta motivazionale, così mobile, deve allora inserirsi in binari precostituiti (associazioni di volontariato, protocolli d'azione, organizzazione gerarchica e funzionale) e deve misurarsi costantemente con l'obiettivo finale che resta: la risoluzione dei problemi che affliggono gli utenti. Perciò il volontario deve controllare l'affinamento progressivo delle sue capacità operative e mettere alla prova la sua capacità empatia con gli individui che incontra (utenti o colleghi). Ciò è direttamente proporzionale alla sua Personalità Prosociale.
"In comune i volontari hanno una personalità prosociale, orientata alla tendenza di aiutare gli altri per mezzo dell'empatia. Coloro i quali hanno queste personalità cercheranno sempre di far parte di una associazione di tipo no-profit " (Penner e Finkelstein, 1998).
Ma cos'è l'Empatia?
"Il volontario per mettere in moto un atteggiamento empatico deve saper cogliere il vissuto dell'altro, saper ascoltare, contenere i sentimenti e rispondere al bisogno di aiuto con professionalità e capacità a fronteggiare le richieste e l'esigenze di colui che ha una situazione svantaggiata. (La Rosa,1995).
Ascolto, Interpretazione, Compassione, Perizia operativa, Dedizione, Autoanalisi, contraddistinguono il volontario.
L'aspetto remunerativo dell'attività di volontariato diviene importante per chi vi dedica ben più del tempo libero. Le forme di retribuzione, sempre contenute nei limiti del rimborso rispetto alle attività professionali equivalenti a scopo di lucro, sostengono l'impegno del volontario dove sia necessario, ma è facile intuire che quei denari non bastano di per sé a spiegare la scelta del volontariato. Vi è un salario spirituale ineguagliabile che deriva dall'essere protagonisti e artefici di un miglioramento delle condizioni di vita degli altri, siano essi esseri umani o altri esseri animali. Alla conta dei fatti da sempre cerchiamo noi stessi negli altri. La riuscita di questo viaggio è forse il vero premio del volontario che trova il senso della sua realizzazione umana nello sventato pericolo, nella cura, nel riordino di problemi che nessuno di noi può affrontare da solo.

Dott.ssa Lucia Magionami
Psicologa-Psicoterapeuta
luciamagionami.blogspot.com

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