venerdì 8 agosto 2014

Tanoressia, quando l'abbronzatura diventa un'ossessione

Come tutte le dipendenze porta a non sentirsi mai adeguati, con stati d'ansia e disagio È un problema socio-comportamentale in aumento fra i giovani che ha radici nella propria autostima.


Il Novecento in genere e soprattutto il successivo nuovo millennio hanno portato molti mutamenti politici, economici e soprattutto sociali. Questi cambiamenti hanno radicalmente stravolto il gusto estetico e condizionato le persone a tal punto che perfino i nostri canoni di bellezza sono stati fortemente modificati.
Le trasformazioni che hanno investito la società possono essere sicuramente ricondotte alla sfera della moda e dell'apparire in quanto ogni individuo fa sempre più adesione a canoni di bellezza dettati dai mass media impegnati nella promozione commerciale di abbigliamento, accessori e cosmesi. Per questo motivo la maggior parte delle persone inseguono sempre di più un'apparenza che vede soggetti magri, tonici e, ultimamente, abbronzati in ogni stagione dell'anno.
Tuttavia, come in tutte le società, alcuni individui più fragili propongono, per se stessi e per gli altri, una visione distorta di alcuni atteggiamenti che possono portare a un eccesso e, proprio tra questi ultimi, l'abbronzatura può diventare una vera e propria ossessione al punto da sfociare in patologia. Questo disagio prende il nome di tanoressia ossia una compulsione ossessiva ad esporsi in maniera esagerata al sole non tenendo in considerazione gli effetti negativi di una pratica estetica non sempre propriamente adeguata alla salute umana. L'abbronzatura diviene un bisogno esagerato per sentirsi bene e belli fino ad innescare un pensiero ricorrente che porta a una esposizione eccessiva del sole o delle lampade abbronzanti.
La pelle, senza essere particolarmente tinta dal sole, porta queste persone a sentirsi ansiose e a disagio nello stare con gli altri e con se stessi. La tanoressia, come tutte le dipendenze, porta a non vedersi mai adeguati e l'abbronzatura non raggiunge mai il grado di soddisfazione desiderato. Le vittime di questa dipendenza, quindi, si sottopongono ad esposizioni solari senza alcune protezione e, per raggiungere questo scopo, molte volte accelerano tale processo con l'aiuto di prodotti stimolatori di melatonina. La tanoressia, quindi, crea nel soggetto un pensiero ricorrente in cui si insidia anche il tentativo di interrompere questo atteggiamento ma, il più delle volte, senza successo e con l'aggravante del senso di colpa conseguente il fallimento.
Per cercare di prevenire questo disagio, emergente tra le persone più giovani, come rilevato da uno studio condotto dall'Università Federico II di Napoli, sarebbe bene anticipare il sorgere del problema con un'informazione corretta e un'incisiva sensibilizzazione sulla modalità di esposizione ai raggi solari. Questa dipendenza, infatti, dovrebbe essere letta come un disagio che indica qualcosa di psicologicamente più profondo in cui intervenire con modalità che rinforzano il sé e la propria autostima.
Poiché, come detto, il problema è socio-comportamentale, un'efficace campagna di sensibilizzazione e informazione dunque dovrebbe essere accompagnata da un opportuno controllo e correzione dei messaggi pubblicitari che vengono trasmessi da riviste, giornali, televisione e cinema, evitando l'esaltazione di modelli di bellezza sbagliati che attecchiscono in soggetti più deboli e fragili che vedono, in una serie di esasperazioni quali appunto una pelle abbronzatissima, uno status-simbol appagante che distoglie l'attenzione dal malessere più profondo.

Lucia Magionami
psicologa e psicoterapeuta

fonte: Fresco di web

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