martedì 6 giugno 2017



E’ morta perché se l’è cercata. 

Una lettura paradossale della violenza



Siamo nel 2017 in un paese civile come l’Italia e quando una donna decide di interrompere una relazione con il suo partner, è normale che lui la vada a cercarla e la cosparga di benzina per poi dargli fuoco. 


L’elenco dei femminicidi è lungo e già dall’inizio di questo anno sono morte per mano di “chi le amava” più di 20 donne. 


La gravità del fenomeno è complessa: c’è la morte di una donna innocente che credeva in un amore romantico, c’è uomo che agisce violenza per avere un controllo sulla storia e sulla donna e poi ci siamo tutti noi, che continuiamo ad avallare spesso comportamenti e linguaggi violenti. 


Guardando il commento che si può leggere in una pagina di facebook dopo un femminicidio accaduto nel 2017 si può capire quanti cambiamenti ancora dobbiamo fare per costruire una cultura della non violenza





Le parole di questo ragazzo, purtroppo danno voce a pensieri ancora oggi molto condivisi da alcune persone. Questi termini pesanti utilizzati per giudicare il fatto di cronaca evidenziano un concetto ancora antiquato legato ad un patriarcato difficile da sradicare. Il linguaggio usato mostra una ignoranza e una cultura maschilista che rafforza come lecito l’oggettivazione della donna. Si può ipotizzare che il ragazzo che scrive crede fermamente che la donna una volta fidanzata perda ogni diritto e diventi oggetto di proprietà e deve essere fedele ai desideri e ai bisogni dell’uomo altrimenti fa diventare il suo compagno una “bestia” e a quel punto sente che è normale affermare “se l’è cercata”. Questo tipo di comportamento violento viene normalizzato da credenze maschiliste che coprono le paure dell’uomo ad affrontare una separazione e ristabiliscono l’ordine delle cose affermando chi ha il potere all’interno della relazione.

Il post continua con queste parole “siate serie, così nessuno arriva a fare cose terribili.” Con queste affermazioni si afferma l’esistenza non veritiera del comportamento violento come raptus, invece è sempre una scelta. Dobbiamo ricordarci invece che si sceglie sempre come agire a qualsiasi situazione e non esiste giustificazione alla violenza, perciò il senso di colpa non va mai attribuito agli altri ma a coloro che fanno il gesto di crudeltà.

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