giovedì 14 luglio 2016





Avaro, spilorcio, taccagno. Sentire queste parole ci fanno tornare in memoria immediatamente qualcuno che conosciamo, per esempio una persona che puntualmente non trova il portafoglio quando si trova in nostra compagnia e deve pagare il conto al bar. 

L’avarizia non è' correlata alla mancanza di soldi ne alla necessità oggettiva di risparmiare. Ma nasconde ben altro. La persona avara non si accorge della delusione che crea agli amici, poiché ogni giorno sistematicamente depriva se stesso di qualcosa senza accorgersene.

Questo comportamento è' molto diverso dalla cattiveria, e' un sentimento simile alla mancanza di empatia. Chi si comporta in modo avaro è insensibile ai bisogno delle altre persone e piano piano non sentirà neanche i suoi desideri e comincerà a manifestare atteggiamenti di rabbia e frustrazione. 

La persona taccagna non percepisce davvero il disagio della famiglia o delle persone a lui care costrette a controllare al centesimo le spese o addirittura ad evitarle quando sono in sua presenza. L'avaro non si accorge che gli altri vedono le sue strane strategie che mette in atto per non offrire mai, ma sopratutto per non gioire insieme agli altri. 

L'avarizia è' quasi sempre una forma di iper controllo, è' spesso accompagnata da atteggiamenti sospettosi, machiavellici. Colui che soffre di taccagneria ricerca negli altri le sue stesse caratteristiche che critica, pensa che il mondo sia popolato da due tipologie di persone gli avari (riconosce gli altri con tali caratteristiche ma non se stesso) e gli ingenui che considera stolti e da sfruttare. 

Gli avari, sono persone incapaci di avere relazioni sane, anche se a volte riescono a vivere storie amorose stabili ma caratterizzate dalla dominanza verso il partner e gestiscono i sentimenti con parsimonia, come se fossero monetine.