mercoledì 22 gennaio 2014

L'amico è diverso dallo psicologo

Nessuno di noi è medico di se stesso, neppure lo psicologo. Gli amici sono importantissimi, ma non sostituiscono il colloquio clinico. Ce ne parla Lucia Magionami, psicologa e psicoterapeuta



Parlare di sé con un amico o raccontare il proprio disagio a uno psicologo sono due cose molto differenti. Il terreno sembra essere lo stesso, quello del confronto verbale, ma alla base del colloquio specialistico stanno metodi e strumenti precisi e mirati, sta l'assenza di giudizio morale, stanno strategie comunicative e strutture interpretative derivate da secoli di conoscenza scientifica, un cumulo di strumenti sofisticati che il buon senso non può sostituire. Stiamo parlando infatti del colloquio clinico.
Comprendere la sostanza del colloquio clinico e la sua strutturazione è essenziale in una realtà odierna in cui le facili riflessioni e le introspezioni assurgono spesso a diagnosi psicologica, con la forte complicità dei social network in cui ogni immediata intuizione trova un suo credito senza criteri e riscontri obiettivi.
Aumenta così il rischio concreto di illudere se stessi del possesso di capacità auto-analitica e forza auto-terapeutica. Ci si convince cioè di essere il migliore interprete del proprio disagio per il solo fatto di viverlo in prima persona. Chi meglio di me può sapere? E cosa ne possono sapere gli altri? Ma nessuno di noi è medico di se stesso, neppure lo psicologo.
Per quanto sia grande la possibilità di prevenire situazioni di disagio psichico e scivolamenti patologici ben prima che questi insorgano, attraverso una sincera auto analisi critica e la modificazione dei comportamenti, è purtroppo altrettanto vero che quando il disagio incipiente o conclamato non è così facilmente riconoscibile dal soggetto e men che meno da lui risolvibile.
Qui sta la ragione del rapporto con lo specialista nel colloquio clinico e nella successiva azione psicoterapica.
La fase del colloquio clinico non è quindi una chiacchierata fra conoscenti bensì un procedimento di raccolta di informazioni d'urgenza, con criteri di discernimento, selezione, sistematizzazione che mira alla formazione di un quadro clinico il più definito possibile affinché si possa passare alla fase del trattamento psicoterapeutico basato su quei dati e non sulle intuizioni di buonsenso.
Le riflessioni intime e lo scambio amicale possono essere invece un momento di presa di coscienza dei soggetti della necessità di intervenire sul proprio disagio affidandosi al trattamento del terapeuta. In questo senso le chiacchierate tra amici, intime e sincere, hanno un'azione benefica e importantissima perché favoriscono il riconoscimento dello stato di disagio prima che questo possa degenerare. La rete amicale perciò è fondamentale. Per intendersi, propongo un parallelo in ambito medico. Provare forti dolori all'addome può essere sintomo di diverse patologie ma nessun amico può sostituirsi al medico sentenziando diagnosi, impartendo terapie, prescrivendo medicinali; gli amici possono condurci in ospedale ma non curarci.
Quando il soggetto, avvertita la necessità di affidarsi allo specialista, accede spontaneamente al primo colloquio con il terapeuta è nella sua migliore disposizione a raccontare eventi e sentimenti che lo vedono protagonista ad un professionista esterno alla sua condizione, in posizione di terzietà. Il racconto di sé sarà perciò più ampio e libero. È su questo terreno che lo psicoterapeuta riuscirà a impiantare tutta la fase terapica successiva.
Attraverso gli elementi narrativi e i contenuti specifici, il terapeuta punterà a comprendere schemi e forme della psiche, su paradigmi generali e percorsi comunicativi molto complessi ai quali la vita relazionale ed emozionale del soggetto aderisce."Nel primo colloquio non è rilevante per lo psicologo-psicoterapeuta raccogliere le informazioni ma capire il funzionamento della psiche del paziente" (Semi 1995).
Risulta chiaro quindi che il Colloquio clinico è il momento e il luogo in cui si rendono leggibili modalità spesso oscure al soggetto stesso. In questo processo di disvelamento entrano in gioco vari fattori: Alcuni possono sembrare banali come l'assetto della stanza dove viene costruito l'incontro. Il soggetto chiede aiuto per il suo disagio e dev'essere accolto; si comprende perciò che la sistemazione dello studio professionale non è affatto un elemento banale ma è la prima forma di accoglimento e di rispetto. Se lo studio è asettico e spento nei colori può risultare respingente fino ad inibire la disposizione del soggetto all'apertura comunicativa.
Si tratta in sostanza di favorire la costruzione del setting relazionale migliore tra due persone, il soggetto richiedente e il professionista.
La forma comunicativa del colloquio clinico si instaura sul piano verbale e quello non verbale come tutti infondo, comprendendo i segnali paralinguistici come il tono della voce (una persona tendenzialmente depressa, ad esempio, parlerà con voce bassa e lentamente mentre una persona ansiosa parlerà velocemente e con il tono della voce alto). Vi sono poi le posture, la prossemica, la fluidità dell'eloquio e la ricchezza lessicale, la capacità introspettiva, l'uso di forme dialettali, di termini desueti o neologismi slang, in sostanza l'intero mondo comunicativo della persona entra in gioco.
Nel colloquio clinico sono valutate anche le contraddizioni comunicative, elementi di incongruenza tra la maschera e la persona, gioco comunicativo che spesso il soggetto crea nel faticoso processo di affidamento al terapeuta.
Tutte le notizie affiorate e sistematizzate dallo psicologo-psicoterapeuta, lungo questo delicato processo, rivelano la personalità del soggetto e le problematiche che egli vuol risolvere con la sua richiesta di aiuto. È così che la cura riesce a impiantarsi su un terreno accuratamente sondato dallo psicoterapeuta, con scienza e coscienza.

Dott.ssa Lucia Magionami
Psicologa-Psicoterapeuta
luciamagionami.blogspot.com 

Storia della comunicazione

di Giorgio Nardone

La storia della Comunicazione non è mai stata scritta, sebbene diverse discipline ne approfondiscono la conoscenza, come la linguistica e la psicologia; altre ne evidenzino gli effetti e gli utilizzi, come la semiologia e la semantica; altre ancora ne utilizzino il potere pragmatico, come la retorica, la psicoterapia ed il marketing
Come è stato fatto notare da Paul Watzlawick, si possono rilevare tre filoni di studio della comunicazione, quella relativa alla sintassi del linguaggio, quella che pertiene alla semantica e, infine, quella che si occupa della pragmatica.
I primi due filoni sono stati ampiamente analizzati e sviluppati all’interno delle discipline linguistiche, letterarie e filosofiche, il terzo invece è stato da tempo immemore ritenuto il terreno della persuasione, dell’influenzamento e della manipolazione e, pertanto, qualcosa da tenere segreto e ad uso solo da parte di chi comanda e di chi potesse usarne il potere al meglio.
Non a caso Platone liquida tutta la Sofistica come "disonesta arte manipolatoria", per poi egli stesso farne ampio uso nel presentare il proprio pensiero e fondare la moderna Filosofia; lo stesso vale per il suo allievo Aristotele, fondatore della Logica razionale. Basti a tal riguardo la citazione di quest’ultimo "se vuoi convincere qualcuno devi farlo attraverso le sue stesse argomentazioni", indicazione questa decisamente Sofistica. Nei secoli successivi ai due fondatori del pensiero occidentale, la retorica della persuasione continua ad essere bollata strumento diabolico utilizzato da eretici contro la "Verità" dichiarata e dimostrata. Tuttavia, son proprio i detentori del "Vero Sapere" a farne uso. Basti pensare alla Scolastica, i cui grandi maestri come Tommaso D’Aquino, Abelarda ed altri famosi, erano specializzati nella oratoria, ovvero nella capacità di persuadere i loro ascoltatori delle proprie tesi. Addirittura, questi svilupparono tecniche argomentative come la sequenza tra tesi, antitesi, controtitesi e sintesi dell’argomentazione, che conduceva alla dimostrazione della prestabilita Verità da trasmettere, attraverso una serie di funambolismi logici che la rendevano inoppugnabile.
Come non citare poi la famosa "Scommessa di Pascal", tecnica retorica della illusione di alternative, per condurre a ritenere conveniente e ragionevole credere in Dio e pregarlo. Oppure l’uso della retorica nel realizzare l’accordo da parte di Federico il Grande, per mettere fine alle crociate e al conflitto tra mondo cattolico e islamico. O come non ricordare la abilità pragmatica del cardinale Ballermino nel suggerire a Galileo come correggere retoricamente le sue affermazioni, senza cambiare il reale significato, per non finire al rogo. O ancora, da un campo meno sospetto di artifici, come quello della scienza, la retorica persuasiva usata da Darwin per indurre i suoi finanziatori ad investire nei suoi progetti di ricerca, convincendoli prima di ciò che avrebbe dimostrato dopo. Sino agli utilizzi moderni della comunicazione di massa per la propaganda politica, basti pensare alla retorica di Mussolini che aveva persuaso la maggioranza degli italiani alla ideologia fascista, e a quella di Hitler, dapprima suo grande ammiratore, tanto che ne copiò lo stile di propaganda amplificandolo..

La pragmatica trova finalmente dignità scientifica e chiara esposizione delle sue caratteristiche e strumenti solo verso la metà del secolo scorso quando Gregory Bateson realizzò il suo ben noto progetto di studio della comunicazione. Tale progetto interdisciplinare coinvolse scienziati di diversa matrice nello studio di come la comunicazione influenzasse la vita degli esseri umani e di come questa potesse essere strumento operativo nei diversi ambiti disciplinari, dalle relazioni internazionali, alla psicoterapia, dalla cibernetica, allo studio dell’apprendimento, dall’epistemologia, all’addestramento degli animali.
Forse vale la pena di ricordare, perché non è certo un dato indifferente, che il finanziamento di questo grande progetto fu fatto con i denari destinati alle forze armate in quanto la Seconda Guerra Mondiale aveva messo ancora più in evidenza il potere della comunicazione. Basti a questo riguardo pensare che il matematico Von Neumann, autore della teoria dei giochi, durante il periodo bellico era a capo del team che si occupava di decriptare i messaggi spionistici e creare la comunicazione del controspionaggio americano.
Il grande merito di Bateson fu di unificare lo sforzo delle migliori menti dell’epoca allo scopo del primo grande studio sistematico sugli effetti pragmatici della comunicazione. Da tale lavoro sono poi fioriti numerosi ulteriori studi e ricerche, ma, sicuramente, il lavoro che ha reso più influente il frutto di tutto l’iniziale progetto di Bateson è quello di Paul Watzlawick.
Questi, dapprima, redasse la prima Antologia sulla comunicazione che riportava una sintesi degli esiti del grande progetto, dopodiché, nel 1967, pubblicò "Pragmatica della comunicazione umana", testo divenuto la "Bibbia" di generazioni di studiosi dell’interazione umana basato su come i nostri modi di comunicare ci conducono a costruire le nostre realtà. Il primo postulato della pragmatica: non si può non comunicare, conduce alla diretta conseguenza che non si può non influenzare o essere influenzati dal nostro rapporto comunicativo con gli altri, col mondo, con noi stessi. Questo concetto è fondamentale quando si voglia analizzare la comunicazione poiché sgombra il campo da qualunque posizione determinista e moralista mettendo in risalto l’ineluttabilità del processo di influenzamento tra gli individui. Inoltre, il termine influenzamento si riferisce proprio agli effetti pragmatici, ovvero a come il comunicare induce atteggiamenti e produce comportamenti.

All’interno di questo costrutto possiamo rilevare differenti modalità per produrre l’influenzamento:

- il persuadere,
- il convincere,
- il manipolare.

Il primo si riferisce in particolare alla retorica della persuasione, ovvero ai metodi per portare dolcemente e senza forzature l’interlocutore a convincersi delle nostre tesi come se fossero i suoi personali raggiungimenti, attraverso le forme del comunicare, una riscoperta dell’antica sofistica.
In questa direzione vanno gli studi di Austin (1962), Untersteiner e dell’autore di queste righe (Nardone, Watzlawick, 1990; Nardone, 1991; Nardone, 2003; Nardone, Salvini, 2004).
Il convincere si riferisce ad un processo all’interno del quale attraverso argomentazioni che fanno leva sui significati espliciti si giunge a portare l’interlocutore ad assumere le nostre visioni. In questo caso, pertanto, sono i significati attribuiti e l’accordo su questi a creare il convincimento. Su questa scia sono importanti i contributi degli autori che si rifanno agli approcci cognitivisti (Petty, Cacioppo, 1981; Eagly, Chaiken, 1984). Il manipolare si riferisce al "costringere" in maniera diretta o indiretta l’altro ad assumere i comportamenti desiderati usando allo scopo tutti i possibili artefici della comunicazione. Contributi in questa direzione sono quelli di Cialdini (1984), Moscovici (1979), Zimbardo (1991), Milgran (1974), Doise (1986).

Usando un altro criterio di definizione potremmo definire la persuasione il processo della dialogica, il convincimento quello della dialettica, la manipolazione lo strumento del condizionamento.

Nessuna delle tre modalità per produrre gli effetti pragmatici desiderati può essere ritenuta buona o cattiva in sé, ma, come più volte Watzlawick ha scritto, è l’uso che se fa che le rende tali. In altri termini è lo scopo da raggiungere che rende lo strumento utilizzato etico o non etico.
Se un chirurgo manipola un paziente gli salva la vita, se un nutrizionista condiziona un obeso a una buona dieta e a un programma motorio lo rende sano, se si condizionano militari, atleti o artisti ad eseguire atti estremi, si eleva la loro performance. Cosiccome se persuado una paziente anoressica a ricominciare a mangiare le salvo la vita, se conduco uno stolker a cessare l’abuso psicologico vero la persona amata salvo entrambi. Se faccio cambiare punto di vista ai due contendenti di un conflitto riesco a creare l’accordo. Questo sta ad indicare che non si può ritenere etico o corretto solo ciò che è fin da principio onestamente dichiarato come intento, perché assumendo questa posizione, solo un processo interattivo di tentativo di convincimento attraverso esplicite modalità e sincere dichiarazioni potrebbe essere ritenuto tale. Ma chi si propugna questa visione in nome di una visione più etica del comunicare si dimentica tutto ciò che si riferisce ai processi di autoinganno e al come nella comunicazione tra sé e sé sia letteralmente impossibile, in quanto le nostre auto percezioni sono influenzate da numerosi fattori ben poco controllabili. Pertanto, io posso illudermi di essere sincero ma in realtà sono influenzato dai miei autoinganni. La madre che, ad esempio, difende disperatamente il figlio abusatore, sostiene con tutta sincerità che egli è buono e non ha mai dato segnali in tale direzione, ma, come ben si sa, non si vede quello che è troppo scomodo da vedere, cosiccome l’innamorato/a tradito/a non vede le evidenze che lo condurrebbero a sospettare o a scoprire i fatti. Questo sta a indicare che le forme del comunicare non possono essere mai qualcosa di "vero" nel senso assoluto ma sono sempre veicoli che conducono a certi effetti. Non esiste una comunicazione buona e una cattiva, è l’obiettivo da raggiungere attraverso tale strumento di cui il più delle volte le persone non son padrone o consapevoli, che la rende tale.
Allora, si rende necessario assumere una posizione disillusa e studiare in modo approfondito i linguaggi e i modi del comunicare come strumenti di cui dobbiamo acquisire sempre più competenza. In secondo luogo tener presente che non basta sapere per controllare o gestire il nostro modo di comunicare, si deve soprattutto sapere fare e questo richiede un vero e proprio addestramento all’uso della comunicazione nei suoi aspetti verbali, non verbali e paraverbali (Nardone et al., 2006), poiché solo se so usare bene tali strumenti potò essere in grado si scegliere quando, come e a che scopo utilizzarli. Non solo, ma prima di tutto, sarò in grado di non farmi manipolare, persuadere o convincere troppo facilmente come accade, purtroppo, alla maggioranza delle persone non esperte. Pertanto, saper comunicare ed essere esperti delle varie modalità per convincere, persuadere e manipolare, diviene prerogativa essenziale per divenire liberi e responsabili di ciò che creiamo e viviamo nel rapporto con noi stessi, gli altri ed il mondo.

Il viaggio ...



Il viaggio è la metafora della vita. Secondo me esistono due tipi di persone: i viaggiatori e i passeggeri.
Si può essere viaggiatori rimanendo a casa si può essere passeggeri anche girando il mondo. ---  Dott.ssa Lucia Magionami

"Come aiutare chi ha problemi con il cibo"

Lunedì 20 gennaio il Giornale dell'Umbria

CASTIGLIONE DEL LAGO – Abbuffarsi o non mangiare affatto sono 2 comportamenti estremi e opposti di chi non si sente a suo agio con il proprio corpo.




L’associazione “Il bucaneve” onlus di Castiglione del Lago recluta volontari per aiutare queste persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (DCA). «A breve – anticipa la presidente Maria Grazia Giannini – apriremo 3 centri d’ascolto nel territorio provinciale perugino e abbiamo bisogno di persone che possano gestirli». Un impegno da non prendere alla leggera perché bisogna accogliere e mettersi in ascolto di anime fragili. «Proprio per questo, perché siamo consapevoli di assumere un compito delicato, abbiamo organizzato un apposito corso di formazione che si svolgerà a Castiglione nel Lago, in una sede che verrà messa a disposizione dal nostro Comune» conferma Maria Grazia.
L’iter formativo, articolato in 5 incontri (il 1° e 15 febbraio, il 1° e 22 marzo e il 5 aprile), è aperto a un massimo di 15 partecipanti. Nel corso delle lezioni, tenute dalla psicologa e psicoterapeuta Lucia Magionami, si spiegherà ai volontari come utilizzare le tecniche di defusing e debriefing (una specie di pronto soccorso emotivo) per entrare in relazione con le persone affette da DCA. «Con l’accortezza – sottolinea Maria Grazia – di non provare a sostituirsi al terapeuta professionista perché il rischio è di fare più male che bene alle persone che si vogliono aiutare».
In altre parole, lo scopo del centro di ascolto è di orientare chi soffre di DCA ai servizi sanitari territoriali. Tanto più che l’Umbria vanta dei centri d’eccellenza, da Palazzo Francisci di Todi al Centro DAI di Città della Pieve, al Centro diurno “Il nido delle Rondini” di Perugia. «Anche nella nostra regione – afferma Maria Grazia – i DCA sono in aumento, in linea con il resto del Paese». In Italia, sono ben 2milioni le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Un dato peraltro sottostimato, poiché tiene conto solo di quelle già sottoposte a terapia. «Senza contare – aggiunge Maria Grazia – che proprio i DCA sono la seconda causa di morte fra i giovani, dopo gli incidenti stradali e che sempre più precoce è l’esordio della malattia». Anoressia, bulimia e tutte le altre problematiche relative al rapporto con il cibo, note appunto come DCA, si manifestano generalmente fra i 15 e i 19 anni, ma i primi sintomi possono emergere anche a 8-9 anni. «Un motivo in più per tenere gli occhi aperti sui ragazzi» avverte Maria Grazia che cerca volontari anche per gestire i due gruppi FB “Il Bucaneve”. «Uno è aperto e permette a tutti di seguire l’attività dell’associazione, l’altro è chiuso per rispettare la privacy degli iscritti che condividono sul web storie e problemi» (ilbucaneveass@gmail.com).

martedì 14 gennaio 2014

"Dca, un corso per volontari preparati all'ascolto"

L’associazione “Il Bucaneve” attiva a Castiglione del Lago organizza da febbraio un corso di formazione gratuito destinato a volontari per la gestione di gruppi sui social e punto di ascolto


CASTIGLIONE DEL LAGO - Comincerà il primo febbraio il corso base per volontari promosso dall'associazione "Il Bucaneve", la onlus che opera per aiutare chi soffre di disturbi dell'alimentazione e proseguirà fino al prossimo 5 aprile.
Il corso consisterà nel formare volontari per la gestione dello sportello di un punto di ascolto e per gestione gruppi su social network. Sarà tenuto dalla psicologa e psicoterapeuta Lucia Magionami e il presidente dell'associazione, Maria Grazia Giannini.
Il corso è gratuito ed è richiesto solo il tesseramento all'associazione la cui quota è di euro 15.
Nel primo incontro saranno trattate le tematiche delle aspettative dei partecipanti, l'approfondimento della figura del volontario, motivazione, valori, gratuità delle prestazioni, tipologie del servizio, con un excursus sulla storia e le prospettive de "Il Bucaneve".
Nel secondo incontro si parlerà di dca quadro epidemiologico nazionale e regionale. La classificazione dei dca e l'eziopatogenesi, i fattori di rischio, modelli culturali, la famiglia ecc., con lavori di gruppo.
Il terzo incontro sarà incentrato sui processi di comunicazione e sul linguaggio come modalità di contatto nella relazione con l'altro, ponendo l'attenzione sull'analisi della domanda (ad esempio quali quesiti porre la prima volta che arriva un utente, oltre dati anagrafici, per capire qual e il bisogno e come fare le domande, saper riconoscere i segnali del disagio, ecc.). L'obiettivo e quello di intendere la teoria dell'ascolto come disponibilità, come vicinanza emotiva e riconoscimento dell'alterità e sviluppare capacita di ascolto empatico e di condivisione emotiva in rapporto a casi concreti. Verranno delineate le principali tecniche di ascolto partecipativo e empatico, affrontando la comunicazione non verbale, con particolare riferimento alla prossemica (spazio relazionale e distanze reciproche).
Gestione del gruppo su social network, argomenti e dinamiche all'interno della rete saranno il tema del quarto incontro.
Nel quinto si parlerà di relazione di aiuto e le emozioni dell'operatore, riconoscere le proprie emozioni e saper riconoscere l'altro. L'obiettivo di questo incontro sarà quello di fornire al volontario alcune tecniche per rendere la relazione interpersonale e la comunicazione efficace e consapevole. Particolare attenzione verrà dedicata al tema delle emozioni. Si vuole in questo modo aiutare i volontari ad entrare in contatto con le difficoltà emotive, con le ansie, con le incertezze associate al compito di relazionarsi con persone in difficoltà, in un'ottica che mira a comprendere meglio il rapporto tra la propria soggettività e l'interazione con persone in difficoltà, anche nel tempo. Inoltre verranno presentate e spiegate le tecniche del defusing e del debriefing come momenti indispensabili di condivisione e supervisione nella relazione di aiuto.
Periodicamente, spiegano le organizzatrici, verranno organizzati degli incontri per ridefinire i bisogni del territorio, le nuove utenze e la mappatura di servizi appena creati. In questa occasione saranno condotti anche dei debriefing di gruppo con l'obiettivo di monitorare il benessere dei volontari, discutere di casi particolarmente rilevanti o emotivamente importanti e di verificare l'organizzazione dello sportello in termini di funzionalità e di competenza.
La metodologia del corso sarà basata su lezioni frontali, role playing per facilitare il coinvolgimento attivo dei partecipanti.
Per altre informazioni: ilbucaneveass@gmail.com

martedì 7 gennaio 2014

Associazione Il Bucaneve: al via un corso di formazione per volontari

C'è ancora qualche giorno di tempo per aderire al corso gratuito indetto dall'Associazione "Il Bucaneve" volto alla formazione di volontari da impiegare in uno sportello di rilevamento dei disturbi alimentari a Castiglione del Lago. A condurre gli incontri la Presidente della onlus, Maria Grazia Giannini, e la Psicologa e Psicoterapeuta Lucia Magionami. Unica spesa di partecipazione euro 15, cifra di tesseramento all'associazione.
Durante gli appuntamenti (dalle ore 15.30 alle ore 18.30), di volta in volta, oltre ad approfondire la figura del "volontario", verranno affrontati temi: 

- Primo incontro (1 febbraio) motivazione, valori, gratuità delle prestazioni, tipologie del servizio, storia e prospettive future de "Il Bucaneve"
- Secondo incontro (15 febbraio) Dca quadro epidemiologico nazionale e regionale. La classificazione dei DCA e l’eziopatogenesi – i fattori di rischio, modelli culturali, la famiglia. Lavoro di gruppo
- Terzo incontro (1 marzo) processi di comunicazione e linguaggio come modalità di contatto nella relazione con l'altro, ponendo l'attenzione sull'analisi della domanda. Obiettivo finale, intendere la teoria dell'ascolto come disponibilità, come vicinanza emotiva e riconoscimento dell'alterità e sviluppare capacita di ascolto empatico e di condivisione emotiva in rapporto a casi concreti. Verranno inoltre delineate le principali tecniche di ascolto partecipativo e empatico, affrontando la comunicazione non verbale, con particolare riferimento alla prossemica (spazio relazionale e distanze reciproche). Lavoro di gruppo incentrato su che cos'è la comunicazione, tecniche di comunicazione, comunicazione non verbale, ascolto attivo, analisi della domanda e negoziazione e gestione del conflitto
- Quarto incontro (22 marzo) gestione del gruppo su social network argomenti dinamiche all'interno della rete. Simulate e analisi dei casi
- Quinto incontro (5 aprile) relazione di aiuto e le emozioni dell'operatore, riconoscere le proprie emozioni e saper riconoscere l'altro. Obiettivo del modulo, fornire al volontario alcune tecniche per rendere la relazione interpersonale e la comunicazione efficace e consapevole. Particolare attenzione verrà dedicata al tema delle emozioni. Si vuole in questo modo aiutare i volontari ad entrare in contatto con le difficoltà emotive, con le ansie, con le incertezze associate al compito di relazionarsi con persone in difficoltà, in un'ottica che mira a comprendere meglio il rapporto tra la propria soggettività e l'interazione con persone in difficoltà, anche nel tempo. Inoltre verranno presentate e spiegate le tecniche del defusing e del debriefing come momenti indispensabili di condivisione e supervisione nella relazione di aiuto
- Aggiornamenti periodici. Per l'occasione saranno condotti anche dei debriefing di gruppo con l'obiettivo di monitorare il benessere dei volontari, discutere di casi particolarmente rilevanti o emotivamente importanti e di verificare l'organizzazione dello sportello in termini di funzionalità e di competenza

Per partecipare è necessario richiedere e rinviare la scheda di iscrizione compilata al seguente indirizzo e mail : ilbucaneveass@gmail.com Numero massimo partecipanti 15
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Info: La Goccia