giovedì 24 agosto 2017

Extinguished: il fuoco dell'Amore

Extinguished è un cortometraggio d'animazione di Jacob Mann e Asdhley Anderson che illustra il sentimento Amore con una fiamma che brucia nel cuore.

I due studenti ventenni, nel loro lavoro di animazione danno vita alle parole che noi tutti usiamo per descrivere l'amore. Nel video si racconta la storia di un ragazzo che dopo una delusione riscopre i sentimenti e si riaccende la fiamma dell'amore.


giovedì 17 agosto 2017



 Il 10 Agosto nella notte magica di San Lorenzo sono stata invitata a presentare il romanzo di Marta Moroni: "Io Sara" all'interno del Corciano Festival.


È un romanzo sentimentale, emozionante, a tratti umoristico e drammatico; una donna che rimane sola, che riconosce i propri fallimenti ma che capisce che deve cambiare ed ha il coraggio di riprendere in mano la sua vita. A mano a mano che ci si addentra nel libro si apre un grande messaggio di positività : la resilienza, questa virtù che secondo l’autrice è insita in ogni uomo e che ti permette di superare le difficoltà.

martedì 15 agosto 2017

Buon Ferragosto

Auguro ai miei lettori che costantemente seguono il blog di passare questa calda giornata al mare, o al lago, o in montagna e comunque in compagnia delle persone care non dimenticando mai di credere nell'Amore.

Buona visione e buon 15 Agosto a tutti voi.









mercoledì 2 agosto 2017

Gossip : “Ci vogliono due anni per imparare a parlare e sessanta per imparare a tacere”.
Ernest Hemingway


La curiosità smuove il mondo e la parola crea ponti, amicizie ma anche grandi dolori. L’uomo bioligicamente usa il linguaggio per socializzare (2008 articolo sulla rivista Scientific American). Già Robin Dunbar, antropolo, psicologio e biologo nei suoi studi aveva ipotizzato la teoria in cui il pettegholezzo aveva la funzione di aggregazione. Infatti secondo i suoi studi i nostri antenati si riunivano in piccoli gruppi per scambiarsi informazioni e stringere i legami condividendo piccoli segreti. Lo scambio di queste notizie non nasce sempre come forma di tradimento o di attacco verso l’altro di cui si parla, ma nasce dalla necessità cerebrale di raccogliere dati e stabilire equilibri cognitivi cercando quelle informazioni che possano spiegare un determinato comportamento o aggiustare delle dissonanze cognitive.
Epicuro definì il pettegolezzo come un piacere naturale non necessario messo in atto da persone che hanno bisogno di compensare le loro delusioni, i loro vuoti emotivi e il loro malessere. Ritrovarsi con alcune persone e parlare di una persona assente attribuendole comportamenti reali o meno rilascia nel cervello dei presenti la serotonina, l’ormone del benessere e della felicità ed è proprio questo fenomeno biologico che può creare dipendenza. Condividere “le chiacchiere” perciò oltre che dare un benessere psichico, rafforza l’appartenenza al gruppo e una identità vera e propria, perfino un raggiungimento di alcuni vantaggi.
L’autore del pettegolezzo divulga notizie non verificate questo lo caratterizza come un soggetto rigido, poco evoluto che ha bisogno di gregari. 
In uno studio condotto dalla London Business School il gossip occupa il 70% delle conversazioni in una organizzazione aziendale cosicchè viene usato come termometro per misurare la produttività dell’impresa, infatti diffondere indiscrezioni “migliorate” sono tra le cause di mobbing.
Come detto precedentemente il pettegolezzo è un tipo di comunicazione molto antica, già usato negli accampamenti romani nel primo secolo d. C. con la funzione di distrattore davanti al vero problema che ai quei tempi era la guerra in atto. Proprio per tale scopo fin dall’inizio della storia del gossip, la donna aveva la funzione di protagonista. Messallina fu la donna più chiacchierata della storia, fu raccontata da Persio e Giovenale come una persona di facili costumi fino a decretare alla sua morte “se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, piangerà mezza Roma” (Roma 48 d. C.).
Molti fatti storici arrivati fino ad oggi sono stati riportati in base agli stati d’animo di chi li ha scritti e/o raccontati più che all’attendibilità dei fatti, un esempio è la cattiva fama di Caligola e Nerone dovuta in parte a Svetonio che rimpiangeva il periodo repubblicano. 
I pettegolezzi li ritroviamo anche nel Medioevo, infatti c’è un piccolo aneddoto diffuso dalla Chiesa che racconta che il Papa Giovanni XII rifiutò l’estrema unzione in punto di morte poiché credeva essere posseduto dal demonio, mentre Liutprano da Cremona scrisse dell’episodio avvenuto nel 964 che la morte del Papa fu causata da un ictus che lo colpì durante un notte d’amore con sua moglie. Dai racconti dell’epoca emergono molti ministri della Chiesa sposati o comunque con storie affettive stabili.
In quel periodo la scrittura e la lettura era di pochi, ma i contastorie, i giullari erano i nostri odierni giornali di gossip, arrivavano a diffondere le informazioni in luoghi diversi e lontani, stando ben attenti anche a quell’epoca “dell’audiace”. 
Pietro Aretino (1492-1556) aveva capito l’importanza della diffusione dei suoi racconti le sue narrazzioni sollecitando la curiosità e facendo leva sul sentimento dell’invidia; erano suoi alcuni scritti trovati sulla statua di Pasquino. Si narra che nella sua lapide (oggi non più esistente) ci fossero riportate le seguenti parole: “ Qui giace l’Aretin, tosco poeta; di tutti parlò mal, fuor che di Cristo, scusandosi col dir: non lo conosco”.
Le Sue “pasquinate” sono arrivate fino a noi, ad esempio per Olimpia Pamphili (cognata di Papa Innocenzo X scrisse: “Per chi vuol qualche grazia dal Sovrano aspra e lunga è la via del Vaticano. Ma se è persona accorta corre a Donna Olimpia a mani piene e ciò che vuole ottiene. E’ la strada più larga e la più corta”. Pasquino statua parlante piaceva così tanto al popolo che ben presto fu imitato in altri luoghi di altre città: a Venezia dal Gobbo di Rialto, a Firenze dal Porcellino della Loggia.
Oggi con l’uso dei social media il pettegolezzo ha portato al suicidio di giovani persone che non hanno sopportato lo screditamento della loro reputazione. 
Esiste anche il gossip buono, quello non colorato di malignità e cattiveria, ma ritoccato con piccole sfumature che caratterizzano il racconto come una sorta di favola, usata per superare le proprie insicurezze e piccole paure. Secondo una ricerca condotta da Rosalia Conte nel 2010 (CNR), il pettegolezzo crea cooperazione e controllo dei comportamenti negativi proprio perché agisce sulla reputazione e intanto sottrae la responsabilità di dire determinate cose, poiché la persona racconta i fatti riferiti come riferiti e mai vissuti di prima persona. Si può quindi affermare che il pettegolezzo può essere usato come strumento di violenza feroce o come momento di condivisione creando quel senso “del noi” utile per l’aggregazione, sta quindi all’intenzionalità di cui lo carichiamo.