domenica 30 ottobre 2016

Libroterapia




Un grazie di cuore alla biblioteca Leone di Todi poiché ha abbracciato il progetto della libroterapia.

La libroterapia e' una disciplina complementare alla psicoterapia. La parola terapia indica cura da un malessere o disagio, i libri da soli non hanno questa capacità; la combinazione del libro, con il terapeuta e il lavoro dei partecipanti del gruppo, permette la trasformazione e un percorso verso uno stato di maggior benessere.

Quest'anno in Umbria ci saranno due eventi distinti, uno a Todi e uno a Perugia, che permetteranno ai partecipanti di ciascun gruppo di fare un viaggio attraverso le pagine del libro assegnato da me psicoterapeuta scoprendo e narrando emozioni e parti del proprio se'. Scegliero' romanzi apparentemente leggeri, uniti da un filo conduttore che si svelerà o verra scoperto dai partecipanti fino a portare ad una riflessione conclusiva.



giovedì 20 ottobre 2016


I volti della violenza: potere, ricatto, discriminazioni.

Corso di formazione svolto a Perugia il 13 e 14 Ottobre 2016 presso l'Università per gli Stranieri

Anche quest'anno l'associazione Libertas Margot si è impegnata nel portare in Umbria un corso di alta formazione riconosciuto dal Ministero della Sanità. I due giorni sono stati importanti per la condivisione di un pensiero e di un linguaggio comune per contrastare la violenza all'interno delle relazioni affettive.
Ringrazio veramente tutti i relatori, i partecipanti, i soci Libertas Margot che hanno lavorato dietro le quinte, chi è passato per un saluto e chi mi ci ha sostenuto a distanza.



Riporto a seguire le parole della presidente dell'Associazione Libeertas Margot Vanna Ugolini


"Grazie a tutti relatori che hanno partecipato gratuitamente al Corso di formazione "I volti della violenza. Potere, ricatto, discriminazione" organizzato da Libertas Margot. Grazie all'Università per Stranieri, che ci ha dato la possibilità di farlo nelle sue bellissime aule e sale. Grazie ai soci Libertas Margot, quelli che sono passati al tavolo dei relatori e quelli che hanno lavorato dietro le quinte. Grazie alla Libertas, che come sempre ci sostiene in tutte le nostre attività. Grazie soprattutto a chi ci ha dato fiducia, si è iscritto e ha seguito le 20 ore di lezioni che abbiamo organizzato. Abbiamo imparato molto da loro.

Crediamo fermamente nell'importanza di questo tipo di formazione trasversale, dove si possono confrontare professionisti diversi che lavorano sullo stesso tema. In questo modo i corsi di formazione diventano un luogo dove si può parlare dei problemi che ciascuno incontra sul lavoro, ci si può confrontare, conoscere e crescere. Sappiamo bene che il cambiamento non è facile, ma siamo anche sicuri che chi, in qualunque ruolo ha contribuito al corso, era lì per mettersi in gioco e per sostenere il percorso di una, forse piccola, ma sicuramente preziosa rivoluzione culturale personale. 

Per una associazione come la nostra, che vive esclusivamente dell'apporto volontario dei suoi soci e di chi crede in questo tipo di lavoro, organizzare questo corso è stato un lavoro impegnativo. Non era facile ripetere un secondo corso, dopo quello altrettanto partecipato del 2015. L'apertura a nuove esperienze e la contaminazione delle nostre competenze con quelle di altri professionisti è stata linfa vitale per poter crescere, noi prima di tutti. Grazie ancora, anche per aver sopportato anche le nostre imperfezioni e imprecisioni".


venerdì 14 ottobre 2016

La  violenza in gravidanza


La violenza domestica è un modello di  comportamento coercitivo e di controllo che una persona esercita su di un’altra persona per avere potere e il  controllo.
Esiste il mito diffusissimo secondo cui la gravidanza protegga da violenza e maltrattamento, al contrario, dai dati sulla violenza alla donne emerge che la gravidanza, rendendo la donna più vulnerabile, anche per la riduzione della sua autonomia sia emotiva che finanziaria,  può essere vissuta dal partner come opportunità per affermare più agevolmente controllo e potere sulla donna.
Come rivela l’indagine iniziata nell’anno 2009 dal Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’IRCCS materno infantile Burlo Garofolo di Trieste e dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Trieste, assieme ai colleghi dell’Università della California e San Francisco: “la nascita di un figlio in coppie non sufficientemente forti è facile che crei tensioni, poiché costringe la coppia a rivedere ritmi e equilibri”. Inoltre, lo studio citato sopra, pubblicato sulla rivista Health Care Women International, riporta che, “con l’arrivo di un figlio l’uomo può sentirsi messo da parte dalla compagna che rivolge le attenzioni al neonato, cosicché  vive la nascita del piccolo non come gioia ma come impedimento a realizzare la propria felicità”. Sempre lo stesso studio, ha evidenziato che il 10% di mamme con un bimbo di otto mesi (352 triestine di età media 32 anni), vive una situazione di violenza domestica, soprattutto psicologica ma anche fisica e sessuale. Il 5% rivela stati di depressione. Altri studi dimostrano la trasversalità del fenomeno infatti Mahenge et al. del 2013, afferma che in Tanzania 3 donne su 10 hanno subito violenza fisica e/o sessuale durante la gravidanza.
Uno studio Canadese del 2006 afferma che il 21% delle donne maltrattate, subisce abusi anche in gravidanza.  Per una considerevole percentuale di donne gli abusi iniziano in gravidanza perché il partner violento dice di vedere il bambino come un intruso nella relazione tra i due partner, teme un abbandono e il cambiamento del corpo della compagna inoltre questi uomini dichiarano di provare un forte stress per motivi famigliari credendo di non riuscire a mantenere le esigenze future della famiglia. Con questo alibi irreale mettono in atto comportamenti di abuso fisici e psicologici. Infatti i dati emersi dai Pronto Soccorso del territorio nazionale, rilevati dai centri antiviolenza e dai professionisti che lavorano su questa tematica riportano che la donna in gravidanza se  riferisce di subire violenza racconta che prevalentemente viene colpita con calci e pugni diretti spesso all’addome per volontariamente farle del male o addirittura per causare la morte del feto. Dai dati si evidenzia che un altro bersaglio che viene colpito sistematicamente sono i genitali e il seno, talvolta riportano con vergogna con contemporaneo abuso sessuale.
La violenza psicologica accompagna sempre quella fisica viene utilizzata dal partner che agisce maltrattamento ha la funzione di marcare un potere e aumentare lo squilibrio tra i due partner con atteggiamenti di indifferenza, di rifiuto e di disprezzo verso la donna, altri comportamenti sono il controllo e l’accesso alle cure prenatali, l’imposizione di lavorare anche in periodi di rischio per il feto e decidere qualsiasi cura medica durante il parto.
I Fattori di rischio per la violenza in gravidanza sono da ricercare nella storia pregressa dell’uomo, da indagare se la gravidanza è desiderata o indesiderata questo indicatore aumenta il rischio maggiore di 5 volte; un altro fattore da valutare per chi lavora con queste persone sono l’età dell’uomo,  infatti i studi dimostrano che tra i 16 e 19 anni il rischio aumenta di circa 3 volte.
La violenza in gravidanza comporta gravi rischi a breve e lungo termine sia per la mamma sia per il bambino.
La madre potrebbe ricorrere al’uso e abuso di alcol di psicofarmaci per gestire l’ansia e la depressione fino ad arrivare a ideazione del suicidio e tentativi di metterlo in atto.
Le conseguenze psicologiche a lungo termine della violenza subita in gravidanza provocano effetti gravi ed estremamente dannosi sullo sviluppo psicologico del bambino. Con elevata probabilità il bambino dopo la nascita sarà testimone di episodi di violenza. Inoltre gli studi dimostrano che l’uomo che usa violenza contro la partner probabilmente usa violenza anche contro i figli, perciò sarà più alta la probabilità di avere insuccessi scolastici, uso di sostanze e stati ansiosi e depressivi.
Le conseguenze dell’esposizione alla violenza di un bambino hanno devastanti e pervasivi effetti sul suo sviluppo fisico, psicologico, cognitivo e del linguaggio.
E’ fondamentale per i professionisti sanitari che si trovano ad accogliere la donna nel periodo della gravidanza  riconoscere i segnali per poter rilevare e intervenire in caso di violenza in modo efficace ed efficiente. I segnali da osservare sono i seguenti:
ü  Gravidanza indesiderata (rischio > di 4 volte)
ü  Ritardo nell’accesso alle cure prenatali
ü  Anamnesi di aborti ripetuti, parti pretermine, distacchi di placenta, infezioni urinarie
ü  Età materna giovane (16-19 anni, rischio > di 3 volte)
ü  Eccessiva ansia rispetto al decorso ed esito della gravidanza
ü  Presenza di ecchimosi/ematomi o altre ferite
ü  Abuso di sostanze
ü  Dimenticanza degli appuntamenti fissati

ü  Il rischio per una donna di essere vittima di femminicidio aumenta di ben 3 volte per le donne che vengono abusate durante la gravidanza 

lunedì 10 ottobre 2016

8 Ottobre 2016 Perugia



Circa 600 ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori si sono ritrovati a Perugia per parlare di Bullismo. 

La giornata è stata organizzata dall'associazione Basta il cuore in collaborazione con B.A.C,A.
I ragazzi con i lavori fatti in classe hanno creato un grande cuore per poi sfilare per la via del centro accompagnati dalle moto dei B.A.C.A.




Le associazioni Libertas Margot (la presidente Vanna Ugolini, Lucia Magionami e Maria Elena Rossler ) e Il Coraggio della Paura (la presidente Anna Maria Petri) insieme a Basta il cuore (Federica Pascoli presidente dell'associazione) per dire NO a ogni tipo di violenza.