giovedì 24 dicembre 2015

BUON NATALE




Buon Natale. Alla fiducia incondizionata, quella che abbiamo perso, smarrito o ci è' stata rubata. 

Buon Natale a chi non si arrende, che crede ad un mondo migliore e che prima poi qualcosa cambierà.

Buon Natale ai puri di cuore che hanno il coraggio di stupirsi ancora davanti alle piccole cose.

Buon Natale a chi vive con stupore e dona il suo tempo agli altri.

Buon Natale a chi traffica nei sogni e viene preso un po' per pazzo.

Buon Natale a chi ha fatto l'albero pieno di luci e a chi no.

Buon Natale a chi ama questo giorno e a chi spera che prima o poi verrà tolto dal calendario.

Buon Natale alla lentezza, al tempo trascorso con gli amici, al bambino interiore che in quei giorni esce da ognuno di noi per giocare.

Buon Natale alla famiglia, tutta. Quella che ognuno ha nel cuore, a svelto e gli appartiene al di là dei modelli.
 Buon Natale a tutti noi.

mercoledì 2 dicembre 2015


Perugia coordinamento Donne FABI presentazione del Libro TOGLIMI LE MANI DI DOSSO 
di Olga Ricci


Grazie ad Anna Minelli 

Messaggero Umbria
1 Dicembre 2015
grazie a Sara Simonetti


Toglimi le mani di dosso di Olga Ricci


Olga Ricci è uno pseudonimo; il perché è semplice: l’autrice rinuncia a far risuonare il suo nome per offrire a ogni donna l’abito di Olga, il suo corpo letterario per addentrarsi nella sua storia dolorosa di molestie, di abusi, di violenza.
In questo periodo storico si parla molto di violenza di genere all’interno delle relazioni di fiducia ma raramente viene raccontata la violenza che le donne subiscono all’interno dei luoghi di lavoro. In essi le molestie vengono tollerate, occultate, minimizzate: esiste una vera e propria propensione all’omertà funzionale che vive tanto in chi subisce queste forme di violenza quanto in chi vi assiste. Le forze che intervengono a costruire lo scenario di violenza sono legate innanzitutto all’asimmetria di potere tra i soggetti (la subalternità lavorativa); in seconda analisi interviene la persistenza di valori culturali di sopraffazione fortemente radicati, difficilissimi tutt’oggi da cambiare.La violenza che Olga subisce rientra nel pieno della definizione di Violenza di genere in cui l’uomo agisce violenza sulla donna perché ella è tale. Donna diviene così sinonimo di preda destinata fatalmente alla sottomissione. In questa visione la donna è vista come essere costituzionalmente inferiore, quale che sia la sua collocazione lavorativa o la sua posizione funzionale. La dignità umana della donna è subordinata al suo essere femmina disponibile, ella può trovare collocazione nell’universo maschile solo attraverso la sua disponibilità alla subordinazione in quanto è una creatura fatta per subire l’azione maschile, dalle avances al sopruso. L’uomo concede e pretende, assegna e toglie, conferisce e strappa, riconosce e ripudia. Siamo difronte all’Ideologia della sopraffazione, un costrutto articolato che si sviluppa intorno al presupposto essenziale: la donna è strumentale, utile e funzionale alla convenienza maschile, naturalmente.
Il libro racconta come Olga giovane giornalista cercando un lavoro dignitoso e stabile si ritrova a vivere in un mondo di illusioni, delusioni, rabbia e inadeguatezza causate dalle molestie continue del capo del giornale. Egli è un uomo maturo che con il potere cerca di controllare le giovani donne della redazione.Olga ben presto si scontra con le regole brutali del dominio maschile, lontane dalle parole e dai significati di rispetto e competenza. In Toglimi le mani di dosso la protagonista, precaria e sfruttata, scopre che tutti i ruoli stabilizzati ricoperti all’interno della redazione del giornale sono stati ottenuti tramite conoscenze influenti o relazioni sessuali ma mai per merito professionale. Tra le pagine sono ben descritte le differenze degli incarichi di lavoro e degli scatti di carriera che privilegiano inesorabilmente i colleghi maschi e i figli degli amici. La realtà tratteggiata da Olga riflette la condizione che spesso vivono le donne in tanti altri settori e ambiti lavorativi.Altro tema dolente che emerge dal romanzo-denuncia è la mancanza di solidarietà tra le vittime di molestie legata alla precarietà del posto di lavoro e alle conseguenze del licenziamento sempre incombente; nello specifico la protagonista vive una doppia solitudine: oltre che dall’assenza di solidarietà Olga è paralizzata dal senso di colpa, dalla vergogna e dalla paura di non essere creduta, effetti psicologici tipici delle molestie sessuali.Contro Olga giunge poi la vacuità della legge. Le parole dell’avvocato sono chiare: senza prove non si può agire e se si agisce non sempre le donne sono credute; è sfuggevole l’area delle intenzioni, sulla quale gli avvocati dell’altra parte possono giocare la battaglia processuale. Quante volte si è sentito dire che “è stata lei a provocare”, che “il soggetto ha soltanto mostrato interesse”; quante volte l’immagine del molestatore è stata trasformata ad arte in quella di un uomo solo e bisognoso di relazioni affettive.Olga non vede uscita, non nutre speranza; passa attraverso le forche caudine dell’imposizione, rassegnata alla miseria del ricatto maschile. Lo mostra come inesorabile, atavico e ineliminabile.Ma noi non possiamo cedere. Le persone che credono nel primato dell’Umanità sulla bestialità non possono allentare la presa e continuare il cammino paziente lungo la via spesso tortuosa della Storia. A noi è data la responsabilità degli atti, qui ed ora; a noi è richiesta della coltivazione di un futuro possibile in cui la persona umana si tolga la violenza di dosso e sconfigga la violenza di genere, la violenza in genere.

domenica 22 novembre 2015

 Il giorno 5 Dicembre 2015 alla Biblioteca Comunale-Palazzo della Corgna-Città della Pieve ore 17.30


L'incontro sarà occasione per presentare il prossimo gruppo di Libroterapia che si terrà a Città della Pieve 


la Libroterapia è l'uso dei libri e della lettura per trovare un benessere psichico. E' un modo diverso per parlare di libri e di conoscere e parlare di noi attraverso le pagine lette. Attraverso la presenza di un terapeuta si può comprendere e dar voce a sentimenti ed emozioni.

Il gruppo partirà a Gennaio 2016 grazie al Comune di Città della Pieve e al Centro Studi Sviluppo.

Le date sono le seguenti:

 30 Gennaio
 20 Febbraio
   9 Marzo
 16 Aprile
 14 Maggio
 
Il gruppo di lavoro sarà composto da un massimo di 10 persone e gli incontri si svolgeranno dalle ore 16.00 alle ore 18.00.

Le iscrizioni si ricevono entro il 20.12.15 presso la segreteria organizzativa.

Centro Studi Obiettivo Sviluppo 
via p. Vannucci 130 Città della Pieve Perugia
0578 299387
377 2535485
e mail: obiettivosviluppocs@tiscali.it

Per i primi iscritti un voucher sconto del 10% per le Terme di Chianciano










Grazie ad Anna Minelli responsabile Coordinamento Donne FABI Umbria per il suo invito e per l'impegno e l'attenzione verso le tematiche di genere.

Articolo sulla LA NAZIONE UMBRA

21 Novembre 2015




Grazie alla giornalista Chiara Santilli.

Corso di Formazione per Giornalisti organizzato da Libertas Margot

Il 20 Novembre 2015 l'associazione Libertas Margot grazie alla sua presidente Vanna Ugolini e alla disponibilità dell'Ordine dei giornalisti dell'Umbria ha organizzato un corso di formazione per i giornalisti. 
Il corso era incentrato sul fornire elementi psicologici e giuridici sul tema della violenza di genere e nell'individuare il quadro della situazione umbra.

Il corso è stato introdotto dal dott. Tiziano Bertini presidente dell'Ordine dei Giornalisti dell'Umbria, coordinato da Massimo Pici. Hanno partecipato i seguenti relatori: Riccardo Cecchini e Francesca Gosti: Anticrimine Questura di Perugia; Lucia Magionami: psicologa-psicoterapeuta, Emanuele Florindi: Avvocato.







Messaggero dell'Umbria 21 Novembre 2015

giovedì 5 novembre 2015




IL RUOLO DELLO PSICOLOGO ALL'INTERNO DEL GRUPPO DI LIBROTERAPIA




Seleziona il libro, a seconda dell'ambito di intervento che può spaziare dall'educazione alla prevenzione, al sostegno, al miglioramento della qualità di vita dei partecipanti al gruppo.

Dopo la fase di selezione e di lettura, solitaria, nell' incontro successivo lo Psicologo, Psicoterapeuta chiederà al gruppo se ci sono state frasi, pensieri, intere pagine che hanno suscitato emozioni, riflessioni, considerazioni per un'elaborazione condivisa dei vissuti emersi.
Il nostro obiettivo non è far cogliere al paziente il significato del libro, ma che il libro susciti in lui dinamiche non ancora emerse e identificazioni con parti di sé celate.
È importante sottolineare che la Libroterapia è una tecnica e come ogni tecnica va studiata e appresa per essere applicata nel migliore dei modi.
Il rischio di consigliare o utilizzare un libro non adatto al caso clinico specifico potrebbe, in alcuni casi, coincidere con la prescrizione sbagliata di un farmaco e non produrre effetti positivi o, nella peggiore delle ipotesi, creare maggiore malessere.
Ogni libro va selezionato, letto, analizzato in chiave psicologica e inserito nella storia personale del paziente o del gruppo con cui si lavora.
Negli Stati Uniti, proprio per evitare tali rischi e un abuso della Libroterapia, è nata un'organizzazione nazionale, National Federation for Biblio/poetry Therapy, che riconosce i professionisti che si occupano con competenza di Libroterapia, ai quali è richiesto di seguire una formazione continua, con aggiornamenti ogni due anni.
In Inghilterra, il servizio di Salute Mentale ha fornito agli operatori del settore una lista di 35 titoli ritenuti adatti nel trattamento dei disturbi della sfera psichica.





mercoledì 28 ottobre 2015










La Libroterapia, utilizzata in ambito medico e psicologico, nasce negli Stati Uniti a opera di un Medico-Psichiatra William Menninger, il quale negli anni Trenta prescriveva la lettura di romanzi ai propri pazienti, per il trattamento dei vari disturbi psichici.

Il dottor Menninger riteneva che la lettura di libri specifici e adatti alle varie patologie, come parte integrante delle terapie psicologiche e psichiatriche, avesse un grande potere curativo.
L'utilizzo di tale strumento si diffuse presto sia negli Stati Uniti sia in Europa.
Studi accademici e pubblicazioni dimostrarono la validità "dell'efficacia" della Libroterapia, tanto per utenti adulti quanto per bambini e adolescenti.
Intorno agli anni Novanta uno studio sugli effetti della Biblioterapia, pubblicato sul Journal of Counsulting and Clinical Psycology, dimostrò con dati statistici come quest'ultima avesse un'efficacia clinica sulla riduzione dei sintomi depressivi
e disfunzionali in genere.
Lo psicologo Raymond A. Mar della York University di Toronto ha recentemente condotto alcuni studi sugli effetti dell'esposizione prolungata alla narrativa ed è emerso - come sintetizza la dottoressa Rosa Mininno [Psicologa-Psicoterapeuta] nel suo articolo "Biblioterapia e salute" - che: «Le persone che avevano appena letto un racconto rispondevano in modo migliore ad un test sulle interazioni sociali rispetto alle persone di un altro gruppo, che partecipava all'esperimento, le quali, invece, avevano letto soltanto un articolo su una rivista. La lettura induce un processo psicofisiologico di rilassamento ed apre la mente a nuovi paesaggi, nuove architetture interiori indotte dalla narrazione».
In Italia alcune carceri hanno promosso la Libroterapia, ad esempio la casa di reclusione di Opera a Milano nel 2005 ha sostenuto e avviato programmi, individuali e gruppali, di letture condivise con il supporto e la supervisione di Psicologi e Educatori.
Nell'edizione italiana del "Dizionario di Psichiatria" di Leland E. Hinsie e Robert J. Campbell dell'Università di Oxford, la Biblioterapia viene definita: «Utilizzazione della lettura in aggiunta alla psicoterapia» cioè, come spiega la dottoressa Mininno nell'articolo La Libroterapia pubblicato su "Social News"«Una tecnica integrata, in sintesi, nel percorso terapeutico del paziente, che si svolge anche attraverso letture scelte e mirate: saggi, romanzi, letteratura classica e moderna, teatro, poesia, testimonianze, storie vissute, autobiografie».
Negli ambienti scientifici del nostro Paese, la Libroterapia procede lentamente, ma qualcosa sembra muoversi, sia per quanto concerne la promozione sia per quanto riguarda la formazione sia in ambito applicativo.
Nel 2006 è stato pubblicato, a opera della dottoressa Minnino, il primo sito web italiano sulla Biblioterapia.
La stessa Dottoressa definisce "il libro" come «potente strumento di crescita e di cambiamento» riconoscendone l'aspetto curativo e annoverandolo tra le attività utilizzate nel sostegno, nella terapia e in contesti di sofferenza e solitudine, «con l'obiettivo condiviso di promuovere l'empowerment della persona, lo sviluppo
delle risorse e il potenziamento delle life skills: autostima, autoefficacia, empatia».

sabato 24 ottobre 2015





CHI SCEGLIE IL LIBRO DURANTE IL PERCORSO DI LIBROTERAPIA? 


Nel lavoro di Libroterapia i libri vengono selezionati dallo Psicologo/Terapeuta sulla base di aspetti quali:

tipo di setting (individuale o di gruppo),

tipo e gravità della patologia o obiettivo finale del percorso,

tipo e pervasività dei comportamenti disfunzionali del soggetto e del gruppo.


Il libri scelti e impiegati devono avere rigore scientifico o comunque devono contenere risorse utili e accessibili per il paziente.

Vanno quindi preferiti testi scritti con parole semplici e con contenuti che favoriscano quella che Daniel Goleman (Psicologo statunitense) definisce "intelligenza emotiva"

Si prescrive la lettura di un libro come "compito a casa" e, successivamente, si esplora insieme al gruppo le dinamiche o sentimenti emersi in seguito alla lettura.

Quest'ultima e' personale - fuori dal setting terapeutico - in un luogo altro conosciuto da tutti ma non condiviso nel momento della lettura.

All'incontro successivo il gruppo si predispone all'ascolto rispettoso degli altri, a riconoscere le proprie e altrui emozioni, a superare timidezze e sentimenti di solitudine.

Ogni persona racconta qualcosa di se stesso agli altri e qualcosa di nuovo, non ancora emerso, a se stesso.



giovedì 22 ottobre 2015





LAVA

Un inno all’amore, all’attesa, alla perseveranza, alla fedeltà. Tre minuti che non possono non toccarvi il cuore e farvi tornare le farfalle nello stomaco; due voci soavi di due vulcani ormai convinti di restare soli a vita, ma alla fine… 

La Dipendenza affettiva


La dipendenza affettiva si manifesta in svariate forme, non sempre facili da rilevare. Alcune persone s'innamorano di persone manifestamente indisponibili senza riuscire a liberarsi da quel legame auto-illusorio, altri diventano ossessivi lungo il percorso di innamoramento; in numerosi casi il soggetto rimane ancorato alla prima fase dell'innamoramento e desidera perciò riprodurre all'infinito quella frenesia di prima eccitazione consumando una dietro l'altra relazioni, destinate quindi ad essere bruciate per lasciare spazio alle nuove. Molti non riescono ad abbandonare la relazione anche quando ormai essa è esaurita e permangono in un sentimento di trascuratezza, tra stanchi rituali di conferma e gesti routinari, doni palliativi e promesse di rinnovamento, scivolando inesorabilmente nel grigiore e nella depressione; molti soggetti narcisisti stringono legami di doppia dipendenza con persone incapaci di liberarsene, i loro co-dipendenti.

Il comune denominatore di tutti questi tipi di dipendenza affettiva è l'impotenza difronte al cambiamento. Il soggetto difende psicologicamente la propria condizione di inerzia mentale, di assetto mentale assodato, mettendo in atto pensieri e comportamenti affettivi forzosi, al fine di mantenere immutabile la relazione umana stabilita col partner nella dinamica ormai certa e ripetibile. Egli non accetta la trasformazione interna alla relazione amorosa (peraltro inarrestabile) e tenta disperatamente di congelarla in una "fotografia" ideale, in una certezza immaginifica sempre affidabile, controllabile. Anche nel caso del consumatore seriale di relazioni, il meccanismo sottostante è il medesimo, fermare il cambiamento di un'immagine rassicurante, nel suo caso quella del nuovo amore appena sbocciato, rifuggire il cambiamento (sentito come insopportabile decadimento) rinnovando in continuazione gli amori appena assaggiati.

Bisogna segnalare che la dipendenza affettiva spesso è poco percepita come problema grave, perché nella narrazione quotidiana e popolare se ne fa una affaire romantico o peggio ancora come una manifestazione del carattere della persona; questa mala-interpretazione finisce per aggravare un problema psicologico che resta molto diffuso e spesso si ritrova in soggetti affetti da altre dipendenze come alcool o sostanze di abuso.

Ad oggi si distinguono le seguenti categorie di soggetti.

DIPENDENTE AFFETTIVO OSSESSIVO:

La persona non riesce a lasciare andare il partner anche davanti a un rifiuto chiaro e reiterato. In questa categoria possiamo ritrovare comportamenti assillanti che portano al vero e proprio Stalking.

Questi soggetti non hanno capacità di immedesimarsi nell'altro, non sono in grado di ascoltare e capire il rifiuto; inoltre spesso sono legati ad altro tipo di dipendenza: shopping, gioco d'azzardo, droghe.

DIPENDENTE AFFETTIVO CODIPENDENTE:

Questa è la categoria più ampia, sono soggetti che soffrono di scarsa autonomia; sono molto prevedibili nei comportamenti e perciò facilmente indirizzabili. Sono persone permissive, molto attente alla cura del partner, esercitando un controllo passivo nella speranza di non essere abbandonati e di essere un giorno ricambiati.

DIPENDENTI DALLA RELAZIONE:

Sono persone non più innamorate ma incapaci di chiudere la loro relazione esausta perché incapaci di ricominciare. Spesso questi soggetti sprofondano così tanto nell'infelicità che la loro relazione malata arriva a minare perfino le loro difese immunitarie portandoli ad ammalarsi. Anche davanti a situazioni di violenza domestica non fuggono dal partner oppressore per paura di rimanere soli e dover gestire il cambiamento.

DIPENDENTI AFFETTIVI NARCISISTI:

Questi soggetti mettono in atto comportamenti seduttivi e manipolatori per controllare l'altro all'interno della coppia. Il narcisista non è tollerante come invece il suo codipendente, e non condiscende a nulla che possa compromettere il proprio benessere acquisito. Egli è centrato unicamente sui propri bisogni e la bassa autostima o i fallimenti subiti sono mascherati da comportamenti e racconti grandiosi (narrazione elusiva ed illusoria). Queste persone raramente dimostrano di essere dipendenti, hanno un atteggiamento distaccato che poi si trasforma nel momento dell'abbandono in un sentimento di panico che può sfociare in atti di violenza.

Una categoria a parte sono i DIPENDENTI AFFETTIVI AMBIVALENTI, soffrono di un disturbo affettivo evitante. Hanno la capacità di lasciare il partner ma non andare via dalla relazione. Sono persone che desiderano fortemente una relazione ma hanno paura di rimanere chiusi e oppressi all'interno di questa e nell'intimità con l'altro.

All'interno di questa categoria si è cercato di distinguere diversi tipi di persone:

"Innamorati ardenti": innamorati di persone non disponibili già occupate o che neanche conoscono personalmente. Chi rientra in questa categoria spesso non agisce, ama in silenzio e di nascosto, costantemente nutre le sue fantasie amorose senza compiere gesti che lo portano ad avvicinarsi al soggetto amato. Gli psicologi chiamano questa categoria di comportamento come "amore non corrisposto".

"I Sabotatori" sono persone che distruggono la relazione quando questa comincia ad essere solida e richiede a entrambi impegno e condivisione per sviluppi ulteriori. Questo comportamento di abbandono non è prevedibile poiché è molto soggettivo, dipende dai sentimenti provati e decodificati del "sabotatore".

"I Seduttori Rifiutati" sono soggetti complessi con un vissuto particolare, cercano compagnia intima e sessuale solo in determinati momenti della loro vita, appena si sentono ansiosi fuggono, si chiudono, per poi tornare a cercare il partner. 

L'ultima sotto categoria sono "i Dipendenti Romantici" persone che evitano accuratamente un singolo amore, amano più persone in contemporanea cercano intimità ma per breve periodo, ricercano continuamente la conquista, il dramma della fine della storia e evitano l'impegno e la responsabilità di rimanere all'interno di una storia d'amore nel suo divenire.

Queste categorie descrittive comunque non si manifestano in maniera così netta e univoca nella realtà vissuta; sicuramente potremmo incontrare persone che oscillano tra un comportamento e l'altro in momenti diversi della loro vita; si tratta quindi di modalità comportamentali che una volta descritte permettano di comprendere meglio le dinamiche relazionali e gli inganni cui spesso ci affidiamo, va detto con chiarezza, per deresponsabilizzarci difronte a noi stessi.

http://www.frescodiweb.it/rubriche.php?idsezionerubrica=3

giovedì 10 settembre 2015


A Perugia un corso di formazione per conoscere e affrontare la violenza 


L'Associazione Margot, la rete di professionisti impegnata sul campo contro la violenza di genere, lancia a Perugia un corso di formazione aperto a tutti per riconoscere e intervenire contro la violenza intrafamiliare 

Riconoscere, individuare ed agire contro la violenza intrafamiliare o di coppia; quel tunnel nascosto e subdolo che ogni giorno rende vittime persone che spesso non hanno gli strumenti adeguati per poter reagire.

L’Associazione Margot, nata tre anni fa da una rete di professionisti impegnati sul campo contro la violenza di genere; dopo aver aperto il primo centro di ascolto in Umbria per uomini violenti e lanciato il prestito d’onore per le donne vittime di maltrattamenti, organizza a Perugia un corso di formazione aperta ad operatori del settore per mettere a disposizione strumenti idonei nell’affrontare il percorso di violenza delle vittime.

In collaborazione con ECM (Commissione Nazionale Formazione Continua) e Associazione “Crescere” Onlus, il corso intende fornire ai partecipanti gli strumenti per riconoscere la violenza, distinguendola dal conflitto, individuandone tanto le forme quanto gli indicatori psicologici al fine di intervenire adeguatamente, prestando alle vittime il sostegno necessario.

Per far ciò è spesso necessario lavorare in equipe, sapendo come interagire correttamente con gli altri soggetti coinvolti (psicologi, medici, assistenti sociali, avvocati, forze dell'ordine) verranno, quindi, fornite nozioni psicologiche, mediche e giuridiche per poter progettare un percorso di aiuto adeguato alle vittime di violenza.

Il corso, in programma il 15 e 16 ottobre nella sala Borsellino del Palazzo della Provincia, vedrà affrontare la criticità del fenomeno della violenza sotto molteplici aspetti; tra i moduli che verranno affrontati, anche gli aspetti della comunicazione in relazione alla gestione dell’interlocutore ed alla costruzione dell’autostima. A cura di Valentino Maestrini (Ministero degli Interni). Il concetto di protezione personale, a cura di Angelo Biondo, e gli aspetti giuridici come le novità introdotte dalla “Convenzione di Instanbul” sulla violenza di genere con particolare riguardo alle problematiche della violenza intrafamiliare. La psicologa Lucia Magionami affronterà invece le forme di violenza e gli stereotipi da sfatare, mettendo in discussione le radicate convinzioni, credenze e rappresentazioni inerenti alla donna ed al suo ruolo nella società. Verranno descritte altresì pratiche per rilevare il fenomeno della violenza prendendo in considerazione l’incontro con la vittima, pensando un percorso di ‘riabilitazione’ dal tunnel dei maltrattamenti con un lavoro in rete ad altri servizi.E ancora, l'intervento della Presidente dell'Associazione Margot, Vanna Ugolini sulla 'vittimizzazione secondaria' e il medico Francesco Saverio Romei. 

Il corso è aperto a tutti, ed in particolare a psicologi, psicoterapeuti, educatori, assistenti sociali, medici, operatori sanitari, insegnanti, membri delle forze dell’ordine e , in generale, operatori impegnati a vario titolo con vittime di violenza di genere. L’evento, inoltre, è stato accreditato ECM n 136135 n. 20 punti per le seguenti figure professionali: psicologi, infermieri, fisioterapisti, medici di medicina generale, neurologi, geriatri, ostetrici, scienze dell’alimentazione e dietistica. Per info su prenotazioni: www.libertasperugia.it www.margotproject.org. Iscrizioni entro il 30 settembre 2015.


http://www.perugiatoday.it/eventi/associazione-margot-violenza-di-genere-corso-formazione-perugia.html
L’associazione Margot organizza per il 15 e 16 ottobre un corso di formazione per professionisti sul tema "La violenza intrafamiliare”, come riconoscerla e intervenire
PERUGIA - L'associazione Margot, una rete di professionisti impegnati nella tutela delle vittime di violenza di genere, ha organizzato per le giornate del 15 e 16 ottobre 2015, a Perugia, sala Falcone e Borsellino, Palazzo della Provincia, piazza Italia, un corso di formazione rivolto in primo luogo a operatori sanitari ma anche ad altre tipologie di professionisti, sul tema della violenza di genere, dal titolo "La violenza intrafamiliare. Come riconoscerla, individuare gli indicatori psicologici e intervenire".
Il corso sarò introdotto dall'assessore alla Sanità della Regione Umbria, Luca Barberini.
L'evento è stato accreditato Ecm n.136135, 20 punti per le figure professionali di psicologi, infermieri, fisioterapisti, medici di medicina generale, geriatri, ostetrici, ostetriche, scienze dell'alimentazione e dietistica ma è rivolto a anche a educatori, assistenti sociali, medici, avvocati, magistrati, operatori sanitari, insegnanti, forze dell'ordine, operatori impegnati a vario titolo con le vittime di violenza di genere.
Il prezzo del convegno è di 150 euro con rilascio Ecm e 80 euro senza rilascio Ecm. Verrà rilasciato un attestato di frequenza.
I professionisti interessati ad iscriversi troveranno tutte le informazioni sul sito dell'associazione Margot
www.margotproject.org e le pagine facebook "La violenza intrafamiliare" e "Margot".

http://www.frescodiweb.it/dettaglio_news.php?id=16587
http://www.lagoccia.eu/cultura-e-societa/19289-la-violenza-intrafamilare-il-corso-di-formazione-con-lassociazione-margot.html


La violenza Intrafamilare: il corso di formazione con l'Associazione Margot

Giovedì 10 Settembre 2015 11:23 | Scritto da Redazione | E-mail

Cultura e Società

Aperte le adesioni al corso di formazione "La violenza Intrafamiliare. Come riconoscerla, individuare gli indicatori psicologici ed intervenire" promosso dall'Associazione Margot che da quando si è costituita, nel gennaio del 2013, si è occupata costantemente di violenza di genere (pur essendo aperta anche a temi più ampi della tutela dei diritti umani e della sicurezza).


Il corso, organizzato in collaborazione con margotproject ecm crescere agenas, si terrà il 15 e il 16 ottobre presso la Sala Falcone Borsellino di Palazzo della Provincia a Perugia, ed è rivolto a Psicologi, psicoterapeuti, educatori, assistenti sociali, medici, operatori sanitari, insegnanti, membri delle forze dell’ordine e , in generale, operatori impegnati a vario titolo con vittime di violenza di genere.





La violenza intrafamiliare o di coppia è uno dei fenomeni sociali più nascosti e pericolosi - si legge nella nota dell'evento -. L'obiettivo del corso è di fornire ai partecipanti gli strumenti per riconoscerla, distinguendola dal conflitto, individuandone tanto le forme quanto gli indicatori e predittori psicologici al fine di intervenire adeguatamente, prestando alle vittime il sostegno necessario. Per far ciò è spesso necessario lavorare in equipe, sapendo come interagire correttamente con gli altri soggetti coinvolti (psicologi, medici, assistenti sociali, avvocati, forze dell'ordine) verranno, quindi, fornite nozioni psicologiche, mediche e giuridiche per poter progettare un percorso di aiuto adeguato alle vittime di violenza. Da ultimo si parlerà di come utilizzare tecniche comunicative non violente, anche al fine di disinnescare potenziali situazioni di conflitto.





Informazioni:


Accreditamenti - L'evento è stato accreditato ECM n 136135 n. 20 punti per le seguenti figure professionali: psicologi, infermieri, fisioterapisti, medici di medicina generale, neurologi, geriatri, ostetrici, scienze dell’alimentazione e dietistica


Attestato - Al termine del convegno verrà rilasciato attestato di frequenza


Ospitalità alberghiera - Informazioni su www.margotproject.org


Prezzi - Il prezzo del convegno è di euro 150 con rilascio ECM e di euro 80 senza ECM. Iscrizioni entro e non oltre il 30 settembre 2015.


Modalità di iscrizione - Effettuare il pagamento con bonifico bancario. Intestatario: Libertas Perugia Istituto di credito: Unicredit - agenzia Perugia Pallotta IBAN: IT24L 02008 03036 000029391342


Cod BIC SWIFT: UNCRITM1J33. Compilare poi la scheda di registrazione sul sito (QUI) indicando il numero di CRO del bonifico.





Programma:


15 ottobre


8-8.30 Arrivo dei partecipanti


8.35-9.35 Le basi della Comunicazione efficace nelle interlocuzioni di natura aggressiva. Dott. Valentino Maestrini


9.40-10.40 Quadro epidemiologico della violenza di genere. Dott.ssa Vanna Ugolini e Dott.ssa Ippolita Degli Oddi


10.45-11 Pausa caffè


11.05-12.05 Definizione di violenza, le forme di violenza, stereotipi da sfatare e visione del video “Margherita” regia di Pasquale Rossi. Dott.ssa Lucia Magionami


12.10-13.10 Il ciclo e modelli della violenza e il loro cambiamento Dott.ssa Lucia Magionami


pausa


14.30-15.30 Il paradigma della protezione personale: “Margot e il metodo Open Minds”. Dott. Angelo Biondo


15.35-16.35 Aggressività umana: Analisi e valutazione del rischio, ed identificazione del pericolo, elaborazione di un piano di intervento. Dott. Angelo Biondo


16.40-17.40 Il lavoro con le donne, come rilevare la violenza indicatori e predittivi. Dott.ssa Lucia Magionami


17.45-18.45 Lavoro di gruppo riconoscere la violenza programmare un intervento. Dott.ssa Lucia Magionami


16 ottobre


8.30-9.30 Le conseguenze fisiche della violenza. Dott. Francesco Saverio Romei


9.35-10.35 Le norme vigenti: le tipologie de violenza: Dott. Emanuele Florindi


10.40-10.55 Pausa caffè


11-12 Convenzione di Istanbul sulla violenza di genere. Dott. Emanuele Florindi


12.05-13.05 Violenza e processo: il ruolo del consulente. Dott. Emanuele Florindi


pausa


14.10-15.10 lavoro di gruppo (demo) Le basi della comunicazione non verbale ed i segnali della menzogna. Dott. Angelo Biondo


15.15-16.15 Vittimizzazione secondaria, visione e discussione del Video Complici regia di Pasquale Rossi. Dott.ssa Vanna Ugolini.


16.20-17.20 Tavolo rotonda sulla metodologia di lavoro di Margot Projet coordina la Dott.ssa Vanna Ugolini presenti tutte le figure professionali della Associazione Margot Projet.


17.25-18.25 Conclusione dei lavori compilazione e consegna questionari ecm.


Informazioni: 075.33113 - 371.1810710 - info@margotproject.org

giovedì 3 settembre 2015


Questo cortometraggio racconta come le migliori persone della nostra vita, quelle che ci sono vicine e che ci amano, spesso siano complementari a noi: compensano le nostre debolezze e traggono vantaggio dalle nostre forze.









L'acqua e l'ambiente sono beni preziosi.



Grazie a Sophie Lamour per la sua performance. Sarò lieta di ospitarla all'interno di Libroterapia in un appuntamento aggiuntivo da concordare in futuro con il gruppo che si sta formando. In questo incontro Sophie ci parlerà del suo ultimo libro che tratta di "Sirene" e insieme affronteremo questo archetipo.



"La Sirena in ogni letteratura sopratutto europea è incarnazione di femmina che strega e seduce con la propria grazia e il dolce canto. Ella è un ponte tra spiritualità e sessualità. Il suo compito è tenere uniti due aspetti che se vengono separati diventano demoni che si impossessano dell'uomo. 
La Sirena è anche Stella Maris, astro caduto in mare che trasforma l'acqua in fonte di iniziazione."

giovedì 13 agosto 2015

Auguro a tutti buone vacanze, piene di tuffi, di sole, di serate con amici, di amore di storie da poter raccontare e condividere. Ci vediamo a Settembre.



giovedì 6 agosto 2015



Corso di formazione – LA VIOLENZA INTRAFAMILIAR


http://www.margotproject.org/wp/?event=corso-di-formazione-la-violenza-intrafamiliare



Ottobre 15 e 16

Da 08:30 a 18:30

Piazza Italia, 11 06121 Perugia

Costo € 150,00 / 80,00


Libertas Margot - Perugia / Vanna Ugolini
giovedì 15 e venerdì 16 ottobre 2015
Palazzo della Provincia - Sala Falcone Borsellino
Piazza Italia, 11 - 06121 - Perugia


La violenza intrafamiliare o di coppia è uno dei fenomeni sociali più nascosti e pericolosi.


L'obiettivo del corso è di fornire ai partecipanti gli strumenti per riconoscerla, distinguendola dal conflitto, individuandone tanto le forme quanto gli indicatori e predittori psicologici al fine di intervenire adeguatamente, prestando alle vittime il sostegno necessario.


Per far ciò è spesso necessario lavorare in equipe, sapendo come interagire correttamente con gli altri soggetti coinvolti (psicologi, medici, assistenti sociali, avvocati, forze dell'ordine) verranno, quindi, fornite nozioni psicologiche, mediche e giuridiche per poter progettare un percorso di aiuto adeguato alle vittime di violenza.


Da ultimo si parlerà di come utilizzare tecniche comunicative non violente, anche al fine di disinnescare potenziali situazioni di conflitto.



L’evento è stato accreditato ECM n 136135 n. 20 punti per le seguenti figure professionali: psicologi, infermieri, fisioterapisti, medici di medicina generale, neurologi, geriatri, ostetrici, scienze dell’alimentazione e dietistica.

Attestato
Al termine del convegno verrà rilasciato attestato di frequenza.


Grazie per avermi ospitato all'interno di Vite Arcobaleno.






Vite Arcobaleno, in collaborazione con l’editore Amarganta, nasce come portale che vuole diffondere le testimonianze del mondo LGBT dall’interno della vita quotidiana di tutti quanti noi. Per questo lo abbiamo chiamato proprio “Vite Arcobaleno”, riferendoci sia alla bandiera che rappresenta i movimenti per la lotta dei diritti LGBT mondiali sia addentrandoci proprio al concetto stesso di vita che, con tutte le emozioni giornaliere, diviene una sfumatura dei vari colori che di volta in volta le attribuiamo.Siamo un gruppo di persone che vogliono credere e sperare in un domani migliore per i diritti di tutti, senza discriminazioni basate sul genere o sull’orientamento affettivo.

luglio 31, 2015 by jfmastinu
INTERVISTA A LUCIA MAGIONAMI


Nome: Lucia Magionami


Attività: Psicologa Psicoterapeuta, esperta in Libroterapia e in Politiche di parità di genere


Orientamento affettivo: Ha importanza?


Quando conosco una persona o sono sua amica non chiedo mai il suo saldo in banca né tanto meno il suo orientamento sessuale. Per me è fondamentale la gentilezza dell’anima.




Buongiorno Lucia, grazie per essere qui con noi!





Volevamo iniziare con questa intervista parlando un po’ del tuo bellissimo progetto di Libroterapia. Vuoi descrivere ai nostri lettori di che cosa si tratta e di quali obiettivi persegue?

La libroterapia è l’uso dei libri e della lettura per raggiungere un benessere psichico. La lettura privata del libro, come pratica intima, di per sé induce benessere e così pure il confronto con altri lettori rappresenta un momento di condivisione che produce benefici evidenti. La libroterapia introduce una valenza aggiuntiva che è legata esattamente alla presenza dello psicoterapeuta. Egli, attraverso le tracce narrative scelte, prepara il lettore alla fase di incontro in cui ciascuno darà voce alle proprie emozioni, e sarà condotto all’indagine dei propri stati psichici all’interno del gruppo. E’ così evidente che gli obiettivi sono molteplici; tra gli altri: la ricerca di risposte ai propri inspiegabili moti dell’animo; l’esternazione e la descrizione delle emozioni da specchiare nei “compagni di viaggio”; la ricerca di momenti di comunanza con essi e la definizione della propria specificità; non ultimo lo sviluppo del sentimento di appartenenza al costrutto del gruppo che non sarà mai la sommatoria delle singole individualità ma assumerà una identità altra dai singoli appartenenti, risultando così un valore che il singolo soggetto avrà reso vivo in funzione della propria apertura e disposizione.

In un mondo come il nostro, dove ancora si avverte forte il disagio per chi riconosce in qualche modo la propria diversità nell’orientamento affettivo, come può la lettura aiutare a superarlo?
Credo che la lettura sia uno strumento fondamentale per ciascuno nel confronto con la vastità del pensiero umano e dei rapporti sociali nei quali troppo spesso ci sentiamo spersi. La lettura, che comincia già dalla scelta del libro – con la pratica godibilissima della ricerca tra gli scaffali – permette meglio di altri mezzi di tornare tra le righe in ogni momento, di stralciare frasi maestre, di tuffarci senza distrazioni nel flusso narrativo. E’ un altrove dove incontriamo noi stessi inciampando nelle innumerevoli, fascinose trappole che il narratore stende lungo la storia; in esse spesso troviamo parti di noi, sentiamo risuonare dolori, tenerezze, gioie presenti o trascorsi felici ma mai svaniti nei meandri della nostra emotività. In questo senso il disagio per la propria “diversità” nell’orientamento affettivo, trova un ridimensionamento proprio attraverso il viaggio letterario. Esso non è mai risolutivo, sia chiaro, ma impone una rilettura innanzitutto del concetto di diversità, e propone la presa di coscienza piena del concetto di molteplicità. La diversità presuppone e riafferma l’esistenza di una Normalità. La Molteplicità ne mette in discussione il senso. La lettura in sé, come confronto con le vite degli altri – ovunque essi siano nello spazio e nel tempo – produce coscienza e auto legittimazione. Non è un caso che la censura si abbatta proprio sui testi che divergono da quanto normalizzato imponendo imprimatur e certificazioni: il potere del Normale si abbatte su quanto cerca una dignità fuori di esso.

In gran parte dei paesi occidentali il matrimonio delle coppie omosessuali è possibile. Cosa pensi della situazione italiana?

In Italia la situazione è molto complessa sia per una questione culturale sia per la storia del nostro passato. Sono convinta che anche da noi, il conflitto tra famiglia “tradizionale” e nuove forme di aggregazione familiare, nel tempo diverrà solo un ricordo. La riluttanza ad accettare che gli esseri umani possano associarsi in famiglia a prescindere dalla funzione riproduttiva è ancora basata sulla presunta naturalità/santità della famiglia eterosessuale, perché indirizzata alla procreazione. Questo argomento molto complesso, troppo spesso brutalmente ridotto per convenienze di parte, si sta scontrando con l’evidenza sociale delle scelte di vita di un numero sempre crescente di esseri umani che impiantano la loro vita reale senza tener conto della Norma imposta dai doveri di aderenza alla tradizione; mentre cioè tanti movimenti di pensiero tradizionalista ed estremista si battono innalzando vessilli, è la vita che plasma i rapporti umani e santifica i concreti elementi tradizionali legati alla famiglia: la protezione reciproca, la promozione umana, l’elevazione spirituale degli individui, la loro armonizzazione interna al gruppo familiare e per estensione la loro disposizione armonica verso l’eterno. In questo senso la parola Tradizione trova un’essenza e i “valori tradizionali” cominciano ad essere universali e leganti per l’Umanità invece di essere criteri discriminatori con cui affibbiare l’etichetta di degenere e di innaturale a chi vogliamo marginalizzare.


Questo cambiamento di prospettiva è immenso, radicale, tanto nel singolo soggetto quanto e di più nelle società. La società italiana si trova in sostanza davanti ai propri limiti culturali, e sarà costretta a superarli o a ripiombare indietro verso il buio del proprio passato, ma sono fiduciosa.


Confesso però che la manifestazione di Roma del 20 giugno scorso mi ha fatto paura; ne sto discutendo ancora in alcuni social network e trovo surreale che tanta gente si scagli con un vibrante “No!” contro la richiesta di riconoscimento sociale di un dato di fatto, l’Amore. Si può lottare contro la Primavera? Forse qualcuno crede sia possibile: ho l’impressione che in più ambiti si sia entrati oramai da tempo in un delirio di controllo verso le forze della Natura, compreso l’Amore: se non è naturale lui!








Se avessi l’opportunità di imbatterti in un adolescente vittima di omofobia e bullismo, cosa gli consiglieresti? E dal profilo della libroterapia?


Nell’immediato gli consiglierei di chiedere aiuto senza indugio alle figure adulte che ritiene di riferimento, non necessariamente familiari. Al contempo gli consiglierei di condividere il problema con chi, adolescente come lui, può meglio comprenderlo. Questa solidarietà è fondamentale da un lato per trovare soluzioni reali, operative, e dall’altro per proteggerlo psichicamente. L’idea guida è che una soluzione esiste sempre e può essere costruita insieme, non in solitudine. Spesso infatti si è portati a sprofondare nello sconforto da abbandono o in senso opposto nella reazione violenta e solitaria. L’agire solitario, in questi casi è sempre pericoloso e non risolutivo. Gli consiglierei inoltre di ascoltarsi e di descrivere bene alle figure di riferimento ogni sentimento (l’inespresso reca danni, sempre). Mai dovrà giudicarsi secondo il criterio della diversità degenere (imposto con violenza dai suoi persecutori) ma secondo il concetto fondante dell’umanità specifica e legittima di cui è portatore: il giovane deve ricordare che egli non è mai degenere rispetto al gruppo di pari (i compagni di scuola, la squadra,…) ma è un essere umano legittimo nella sua essenza con proprie caratteristiche e valori, per il solo fatto di essere umano. La sua dignità non gli è conferita dall’approvazione del gruppo, e nemmeno dai familiari, ma viene prima di qualsiasi altro elemento.


Va detto che la coltivazione di questa scala di valori dev’essere quotidiana pratica sia in famiglia che in ogni altro ambito. In questo gli insegnanti e i genitori svolgono una funzione vitale.


Quale testo suggerire per reagire? Posto che ciascuno di noi è unico e ogni libro si incontra in maniera particolarissima con ciascun lettore, come consiglio mi verrebbe in mente di proporgli una storia ambientata negli anni ’50, “Pop corn a colazione” di Laura Cunningham. La piccola Lilly non ha mai conosciuto suo padre e una volta morta sua madre si ritrova a vivere con due zii molto eccentrici. Zio Len, detective privato e zio Gabe, un bibliotecario in pensione che scrive gospel in ebraico. Questo romanzo racconta di una famiglia insolita, forse molto distante dal nostro ideale di famiglia che fa colazione con latte e biscotti ma una famiglia dove l’amore rende Lilly forte per affrontare la vita e diventare adulta. Ecco, l’amore non ha colore, sesso, forma ma è un’energia vitale che nutre le tue radici perché tu possa evolverti in un essere migliore.

Parità, equità e uguaglianza di genere anche rispetto agli orientamenti affettivi. Vuoi dirci la tua?

Fondamentale per me è il rispetto, non credo che nessuno di noi può dirci cosa è bene e cosa è male. Solo lasciando spazio ad un dialogo civile e ad una cultura ripulita dagli stereotipi. Essi sono tanti, guarda cosa è accaduto a Firenze proprio in questa settimana la sentenza di assoluzione dei sei ragazzi che hanno violentato nel 2008 una ragazza. Gli atti del procedimento risultano infarciti di pregiudizi sulla donna (aveva bevuto, era bisessuale, vestiva eccentricamente permettendosi perfino le mutande rosse e altre scempiaggini). Ancora siamo lontani da quella civiltà che mi piacerebbe vedere.

Family day: quanto realmente la famiglia c.d. tradizionale è minacciata dal riconoscimento delle unioni civili?

Questa domanda vorrei farla a loro, io non vedo nessuna minaccia. Le minacce alla famiglia “tradizionale” sono le stesse che graveranno su tutte le aggregazioni familiari del futuro. Sono i tempi della produzione, i conflitti intrafamiliari dovuti al reddito e alla precarietà lavorativa, la marginalizzazione delle persone in età avanzata, il disconoscimento dell’invecchiamento biologico, la competitività sociale, l’esclusione sociale e l’impoverimento relativo delle famiglie, queste sono le crepe che si allargheranno sempre più nel fusto sempre meno sicuro della famiglia. Il fatto che altre forme di legame familiare (già in atto, oltretutto) ottengano legalizzazione e riconoscimento potrebbe invece venire in soccorso all’unione matrimoniale eterosessuale proprio perché queste rilanciano la Famiglia sui suoi valori fondamentali, molto più estesi del mero problema riproduttivo/educativo.


L’aver calcato la mano sulla definizione “tradizionale” con cui si cerca di elevare a unico modello l’aggregazione eterosessuale, è l’arroccamento disperato intorno ad un inespresso senso di perfezione della famiglia. Si tratta cioè della più dannosa immagine che ci viene dal passato, il “quadretto perfetto”. La perfezione è un lascito antico di cui ancora non ci siamo liberati.


Posso dire che proprio nella famiglia perfettamente tradizionale, lungo i dodici anni che ho trascorso ad occuparmi di violenza familiare, ho incontrato i peggiori elementi di oppressione questa sì tradizionale.


Oggi mi trovo a lavorare con uomini e donne di circa 30/40 anni che si trovano in terapia poiché in età infantile hanno vissuto violenza assistita (in cui il padre ha picchiato la madre davanti ai suoi figli) e devono rielaborare e curare gli effetti devastanti di questi comportamenti vissuti.

Vuoi anticiparci qualcosa delle tue attività progettuali future?

In questo momento mi divido tra lo studio di Perugia e quello di Firenze, per la mia attività professionale ma sto progettando il secondo ciclo di libroterapia che si terrà a partire da ottobre a Perugia; la fase attuale, dedicata alla preparazione degli incontri, è divertente ma molto solitaria, spesa alla ricerca di libri nuovi e nella lettura fra un treno e l’altro, aspettando le agognate vacanze di settembre! Ma sarà negli incontri che l’avventura si farà decisamente affascinante, quando i compagni di viaggio si ritroveranno sul ponte della nave a raccontare il proprio incontro con il libro e le sue trappole emozionali.


Ringraziamo Lucia per essere stata qui con noi!


Per chi volesse saperne di più, eccovi la sua biografia: Specializzata in Psicoterapia Breve Strategica iscritta all’ordine della Regione Umbria numero 639. Dal 2003 ha iniziato a lavorare sulla tematica della violenza di genere. Si è formata all’interno dell’associazione Artemisia Centro Antiviolenza-Catia Franci di Firenze dove è rimasta fino al 2007 quando è entrata a far parte del Telefono Donna presso il Centro Pari Opportunità della Regione Umbria, dove, si è’ occupata di percorsi di sostegno a donne vittime di violenza domestica. Attività conclusa a gennaio 2015. Da novembre 2014 fa parte dell’associazione Margot Projet con sede a Perugia. Composta da un insieme di professionisti che si occupano di contrastare la violenza. I progetti che la coinvolgono direttamente all’interno della associazione riguardano la formazione alle Forze dell’Ordine presso la Questura di Perugia e l’apertura di uno spazio di ascolto per autori di maltrattamento il primo nella Regione Umbria. Oltre alla libera professione che svolge presso i suoi studi a Firenze e Perugia, ha svolto un incarico di Consulenza Psicologica alle donne vittime di violenza nell’ambito della rete del progetto della Regione Umbria:U.N.A, si occupa di formazione e sensibilizzazione sulla tematica della violenza di genere sia come libera professionista sia come consulente presso enti pubblici, come ad esempio Università di Perugia nel Corso di Genere delle Pari Opportunità, nelle scuole del territorio Umbro-Toscano sia come consulente privata; inoltre è stata relatrice a più convegni riguardanti la violenza intra familiare. Nel 2014 ha ideato e scritto con l’associazione Il Bucaneve onlus un quaderno di sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare. “Dietro lo specchio: la vita!” Strumento utile per la “Scuola genitori e figli” e a condotto una ricerca per mostrare la correlazione tra violenza in famiglia e disturbi del comportamento alimentare. A Gennaio 2015 a Perugia ha formato il primo gruppo di Libroterapia. Un ciclo di cinque incontri per parlare di emozioni e di sentimenti attraverso i libri scelti dal terapeuta per fare un viaggio attraverso la psiche. Lucia ha anche un blog.


https://vitearcobaleno.wordpress.com/2015/07/31/intervista-a-lucia-magionami/

domenica 2 agosto 2015



Le parole che "curano" a Perugia il primo progetto di Libroterapia.


Indagare la psiche e la mente attraverso la pratica della lettura; dare voce a disagi, cercare il benessere. Perugia Today ne ha parlato con la Psicoterapeuta e Psicologa Lucia Magionami, promotrice di questo progetto


Leggere come strumento di analisi e raggiungimento del benessere; leggere per interrogarsi e capire, sciogliere nodi e matasse, dar voce ai propri pensieri, il libro stesso come sostegno alla terapia in ambito psicoterapeutico. La pratica della Libroterapia, nonostante abbia origini recenti, fu impiegata già negli anni Trenta da Karl e William Menninger, della famosa Clinica Psichiatrica Menninger, per pazienti con lievi nevrosi o problemi di alcolismo, o come supporto per i parenti dei pazienti o per i genitori dei bambini. Diffusasi in Europa (ospedali psichiatrici), fino arrivare ai giorni d'oggi anche in Italia, è diventata a tutti gli effetti uno strumento di crescita cognitiva e socio-affettiva nel trattamento psicoterapeutico e socio pedagogico, entrando a pieno titolo nell'area delle discipline dell'arte-terapia.

E proprio a Perugia, la Psicoterapeuta e Psicologa Lucia Magionami, promuove il primo progetto di Libroterapia: “Una chiave per aprire la nostra anima”.

Dottoressa, cos’è la Libroterapia?

“È l’uso dei libri per risolvere alcuni problemi o indagare se stessi. È una terapia di gruppo, non un gruppo di lettura. Iniziamo il percorso insieme, ed ognuno può uscire quando vuole ma nessuno può entrare a metà percorso. Il terapeuta, attraverso la lettura, fa parlare i soggetti all’interno del gruppo. Ho già sperimentato l’anno passato il primo ciclo di Libroterapia a Perugia, con cinque incontri”.

Che risultati ha ottenuto con il primo ciclo di incontri?

“Il progetto pilota di Libroterapia, il primo a Perugia, ha dato bei risultati e un’importante risposta in termini di benessere riscontrata nelle persone che hanno iniziato il percorso e lo hanno terminato. La ricerca interiore, risposte che non riusciamo a trovare, conflitti e disagi che ognuno di noi, in misura diversa, si porta dietro, può essere indagato dando voce a sentimenti e personaggi che possono scuotere in noi determinate reazioni. Il filo conduttore del percorso, ad esempio, era inerente al “cambiamento” che l’essere umano può fare per risolvere conflitti, anche pratici. I libri scelti dunque, tracciavano un percorso con questo tema, senza che i lettori ne fossero subito consapevoli. A mano a mano il gruppo, dietro i personaggi, dona molte parti di sé perché può svelarsi senza “denudarsi”, protetto dal personaggio a cui da voce per far emergere quell’io nascosto e a volte turbato. Dal 10 ottobre partirà il secondo ciclo con dieci incontri fino a maggio 2016”.

Che tipo di libri utilizza per il gruppo?

“Libri che sicuramente diano piccoli spunti, riflessioni, su grandi temi, affrontati insieme al gruppo in maniera da far emergere la propria visione delle situazioni”. Quando e come è nato il progetto di Libroterapia?

“Con i miei pazienti, in terapia, spesso consiglio libri da leggere tra una seduta e l’altra, perché spesso, alcune cose che durante la seduta individuale vengono dette, non vengono poi metabolizzate nello stesso modo di quando leggiamo un libro. Dal momento che già utilizzo questi testi nella pratica individuale, ho pensato di mettere a frutto i suoi benefici, estendendo questa pratica a tutti”.

Nella pratica clinica invece, che tipo di strumento rappresenta il libro per i pazienti?

“Con il mio lavoro da psicologa, ho riscontrato come il libro sia uno strumento di analisi incredibile; è come se la terapia continuasse, tra una seduta e l’altra. È un punto di riflessione che i pazienti possono fare lontano dal terapeuta, per poi affrontare in seduta tutto ciò che è emerso; aiuta a tirar fuori quelle parti di sé di cui a volte si è reticente nel parlarne o affrontare. Il libro permette un doppio gioco: parlando apparentemente di qualcuno all’infuori di noi, ecco scendere tutte le barriere che ognuna ha; una sorta di autoinganno, di identificazione inconsapevole, che serve per parlare di noi, del nostro vissuto, delle nostre esperienze senza troppe sovrastrutture. È una chiave per aprire l’anima”.

A chi è rivolto il progetto di Libroterapia?

“A tutti, in questo caso, non solo a chi affronta un percorso di terapia. Il libro è di per sé una terapia, adatta a qualsiasi età e condizione; in fondo il bisogno di comunicare se stessi, di comprenderci a fondo e di svelare parti di sé nascoste, accomuna un po’ ognuno di noi. Ed ognuno di noi cerca strumenti per il proprio benessere psichico; il libro è uno di questi”.



http://www.perugiatoday.it/eventi/libroterapia-perugia-intervista-lucia-magionami.html

Un grazie particolare a Valentina Scarponi per la sua intervista piena di allegria e professionalità.