giovedì 30 marzo 2017


Mariti e mogli possono spingersi vicendevolmente alla follia, ma posso divorziare. I bambini sono indissolubilmente legati ai loro genitori.
R.D. Laing



L'abuso e il maltrattamento non sono riconducibili a specifiche patologie personali.
La patologia non costruisce un fattore sufficiente per giustificare azioni violente.
Il maltrattamento intra-familiare è dovuto ad una asimmetria di potere e controllo all'interno della coppia. (da slide dell'incontro)



mercoledì 22 marzo 2017



LA VIOLENZA NEL LINGUAGGIO






La violenza nel linguaggio è una delle forme più subdole e potenti di aggressione. Infatti da una lato le parole hanno il potere di lasciare un segno forte che può durare anche molti anni. Dall’altro la violenza verbale è socialmente legittimata fino al punto di considerarla normale. Inoltre non essendo visibile come la violenza fisica è più difficile da riconoscere e da intervenire. Davanti a parole screditanti ed offensive ci ritroviamo colui che le ha dette a sostenere di non aver fatto nulla di male e che la frase è mal interpretata e che a volte si dice per dire. Queste banali giustificazioni non tengono conto che le parole violenti equivalgono a colpi, a ferite che colpiscono l’anima di chi le riceve. Il linguaggio violento danneggia le relazioni fino a romperle, oltrepassando il limite del rispetto e dell’altro.

Una espressione di violenza verbale molto diffusa è “animalizzare”. Si tratta di scegliere di attribuire al nostro interlocutore l’appellativo di un animale. Un esempio: “sei un asino” per definire una persona non molto capace di fare qualcosa, oppure “sei una bestia” verso colui che sbaglia o usa la forza senza riflettere.

Questo modo di comunicare è talmente normale che è entrato a far parte del nostro linguaggio comune, fino ad essere socialmente condiviso tranne che se la frase viene ripetuta frequentemente e accompagnata con altri gesti paraverbali che indicano il disprezzo. Molto spesso questa “animalizzazione” viene usata anche per descrivere dei nostri comportamenti causando così un effetto valanga che colpisce e stravolge il rispetto e la considerazione per se stessi e per gli altri.

Nelle persone ansiose ci troviamo di fronte alla descrizione dei loro sentimenti e emozioni negative in termini giganteschi: iperbole.

Queste persone non provano “rabbia”, ma “furia tempestosa”, non dicono di essere “tristi”, ma “lacerati fin dentro l’anima”. Usano termini sempre straordinari per esprimere il dolore poiché per loro è fondamentale stupire e “violare” l’altro ma no comunicare. 

L’effetto che scaturisce questo tipo di scelta comunicativa è l’insensibilità di chi ascolta dal momento che la ripetibilità di iperbole crea abitudine e non più stupore.

In questi due esempi, i significati della parola si perdono. Non sono espressioni destinate a favorire la comprensione, piuttosto sono termini la cui funzione principale è l’aggressione

mercoledì 8 marzo 2017

8 Marzo 2017



Grazie a chi sta dando sostanza al nostro nuovo progetto dell'associazione Libertas Margot.



Awa Ly: “Nessuno è di fronte alle donne più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell'uomo malsicuro della propria virilità.” (Simone De Beauvoir)

Erica Boschiero: “Solo un piccolo uomo usa la violenza per sentirsi grande.” (Anonimo)

Noemi Serracini: "Quando amate non dubitate, amate soltanto, poiché gioite dell’amore. Ed ecco perché l’amore è gioia e la gioia è amore.” (Shri Mataji Nirmala Devi)

Ilenia Volpe: “Per ogni Giovanna d’Arco c’è un Hitler appollaiato dall’altra estremità dell’altalena. La vecchia storia del bene e del male.” (Charles Bukowski)

Elisa Pucci dei MOSEEK: “Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre.” (Luciana Littizzetto)

Mirko Revoyera

Gabriella Genisi

Ilse Ivonne y Mimi

Raffaella Misiti
degli ACUSTIMANTICO

Bianca Giovannini
di BANDAJORONA

Piergiorgio Faraglia
: “La violenza è la ragione di chi ha torto.” (Guido Clericetti)

Carolina Da Siena: “C’è un momento che devi decidere: o sei la principessa che aspetta di essere salvata o sei la guerriera che si salva da sé… Io credo di aver già scelto… Mi sono salvata da sola.”
(Marilyn Monroe)

Susanna Buffa: “La violenza è una mancanza di vocabolario.” (Gilles Vigneault)

Marco Guazzone e Giosuè Manuri degli STAG: “Soltanto i deboli commettono crimini: chi è potente e chi è felice non ne ha bisogno.” (Voltaire)

Francesca Dragoni dei PETRAMANTE: “La violenza è un sintomo di impotenza.” (Anais Nin)

Frida Neri

Simone Tempia

Antonio Mezzancella

Adriana Cantisani

Alepà



Un grazie particolare a Mirko Revoyera, a Nadia Forini, Alessandra Parisi e Fernando Jaramillo Estrada per avermi aiutato. Insieme si va lontano.