giovedì 31 ottobre 2013

Un “Thè” per parlare insieme del senso di colpa

Secondo appuntamento con il “Il thè della domenica” a cura dell’associazione Il Bucaneve in programma domenica 3 novembre a Castiglione del Lago. La partecipazione è gratuita



CASTIGLIONE DEL LAGO - Sarà dedicato al senso di colpa, a quel peso sul petto che può diventare insopportabile, l'appuntamento con "Il thè della domenica" in programma il 3 novembre alle 17.30 nei locali del Cafè Noir di Castiglione del Lago. L'incontro, la cui partecipazione è gratuita, fa parte del nuovo ciclo di appuntamenti dell'associazione "Il Bucaneve" e vedrà la partecipazione del presidente dell'associazione, Maria Grazia Giannini, della psicoterapeuta Lucia Magionami e di Mirko Revoyera che leggerà brani a tema.
L'appuntamento è il secondo di questa nuova stagione di incontri iniziata lo scorso 13 ottobre con un partecipata discussione sul "tradimento". 
Dopo il senso di colpa, il prossimo 8 dicembre l'associazione proporrà come tema di confronto "Il coraggio del perdono".

Per dare l'adesione potete entrare qui e cliccare "Partecipa"

fonte: Fresco di web

mercoledì 23 ottobre 2013

«Asimmetrico e asincrono»: è il tradimento

Cambia il senso dei rapporti ed è una rottura temporale e psicologica che crea un prima, in cui il patto è intatto e un dopo, in cui il patto è sospeso. La parola alla psicologa Lucia Magionami 
    
Il tradimento è qualcosa di molto complesso, è un atto che si manifesta all'interno di una relazione, di un patto. Esso cambia il senso dei rapporti tra i protagonisti, è una rottura temporale e psicologica che crea un prima, in cui il patto è intatto e un dopo, in cui il patto è sospeso o definitivamente cessato. Perché si possa parlare di tradimento, infatti l'atto deve essere svelato o percepito dal soggetto tradito, tanto da provocare l'infrangimento della fase di fede e l'instaurazione di una successiva fase di inaffidabilità conclamata.
Una volta palesato il tradimento, la persona tradita si troverà a vivere una condizione di vuoto e di smarrimento che la indurrà a rimettere in discussione la sua immagine, la figura dell'altro e l'immagine dell'intera loro relazione.
Ciò che viene tradita è sempre la relazione che dopo il disvelamento dovrà essere necessariamente ridefinita per approdare a un nuovo equilibrio o alla cessazione.
Va detto che nel corso di qualsiasi relazione umana i soggetti partecipanti mutano sia come singoli individui (cambiano l'età, le esigenze, gli interessi) sia in funzione della relazione stessa (mutano i ruoli, le aspettative di comunione, le routine di comunicazione); se questo cambiamento non avviene in entrambi e in maniera armonica si può arrivare a un iniziale intimo allontanamento e un conseguente svuotamento della relazione che sta alla base del tradimento del patto di unione e di scambio.
Il tradimento è caratterizzato almeno due da costanti, come indica Gabriella Turnaturi nel suo Tradimenti, Feltrinelli editore. È asimmetrico: per la differenza che si crea tra le aspettative personali dell'uno verso l'altro, nonché per la differenza di percezione della relazione e la sua realtà effettiva. È pure asincrono: colui che tradisce percepisce il tempo di permanenza nella relazione come lunghissimo e col passare dei giorni non riesce più a gestirlo, fino al punto di lasciare tracce affinché sia scoperto e dal tracollo della situazione si creino un nuovo panorama e un nuovo tempo del vivere. Per colui che viene tradito invece al momento dello svelamento il tempo percepito è rapidissimo perchè tutto viene messo in discussione da un secondo all'altro. Da qui una destabilizzazione totale della persona; essa dovrà infatti istantaneamente ridiscutere sia la fiducia in se stessa sia la fiducia verso l'altro e farà i conti con il senso di abbandono legato alla dipendenza dall'altro. Da quel momento in poi comincerà a vivere sensi di colpa e provare volontà di vendetta verso colui che ha tradito i fondamenti della relazione distruggendo il noi costruito nel tempo e svanito in un baleno.
La percezione del tradimento e del suo potenziale di devastazione in termini psicologici è legato alle epoche storiche, all'evoluzione della morale e dei costumi. Perfino le leggi sono mutate nel corso dei secoli; non dimentichiamo la permanenza del delitto d'onore nel nostro codice penale fino al 1981. La formazione culturale dei cittadini e i costumi socialmente condivisi quindi influiscono enormemente sulla sofferenza psichica dei soggetti colpiti da tradimento. La loro reazione emotiva trova infatti risonanza o acquietamento proprio nella diffusa convinzione che alcuni tipi di tradimento siano o meno importanti.
Di certo ogni essere umano è al contempo un potenziale traditore e un potenziale tradito; James Hillmann, fuori dai criteri morali, indica il tradimento come un mezzo di crescita dell'umano per la formazione della sua propria autonomia.

Lucia Magionami
Psicologa-Psicoterapeuta

font: www.frescodiweb.it

martedì 15 ottobre 2013

A Castiglione del Lago si è parlato di "tradimento"

Un incontro particolare quello avvenuto il 13 settembre, al Cafè Noir di Castiglione del Lago, organizzato dall'Associazione Il Bucaneve, dove l'arte della psicologia, che affrontava un tema delicato quale "Il tradimento", si è incrociata con un momento di convivio che ha reso il momento più "abbordabile e piacevole". Molte le persone che hanno aderito a questa prima parte del progetto, portato avanti con determinazione dalla Presidentessa Maria Grazia Giannini e che prende il titolo "Thè della domenica". Il tema è stato discusso in un clima di serenità, ma anche di professionalità, visto i vari interventi, tra i quali quello della Psicoterapeuta Lucia Mangionami che è riuscita a catturare l'attenzione del pubblico guidandoli in un percorso riflessivo che si è concluso con un dibattito costruttivo con gli ospiti in sala. Il finale è stata affidato all'autore teatrale Mirko Revoyera che ha focalizzato l'attenzione su alcuni brani inerenti l'argomento dell'evento, da lui scelti e letti. I prossimi appuntamenti verteranno sul senso di colpa (3 novembre) e sul coraggio del perdono (8 dicembre). 
La onlus, che ha curato la conferenza, si occupa di sostenere persone e famiglie che hanno problematiche legate a disturbi del sistema alimentare, una patologia che, secondo gli ultimi dati rilevati, è in forte aumento.

domenica 13 ottobre 2013

venerdì 11 ottobre 2013

A Castiglione del Lago c'è il "Thè della domenica"

 "Thè della domenica" 1° Appuntamento domenica 13 Ottobre 2013



Non un semplice momento di convivio, ma un pomeriggio di confronto per coloro che volessero unirsi all'Associazione "Il Bucaneve" che, dopo la serie di incontri proposti in precedenza con successo, torna con un nuovo cartellone di proposte. In questa prima domenica, lo spunto di dibattito sarà "Il tradimento" a trecentosessanta gradi: "Chi e' il traditore? Perché si tradisce? Che cosa si tradisce? Siamo tutti traditori? A queste ed altre domande cercheremo di dare una risposta". Dopo i saluti del Primo Cittadino, la Presidente de "Il Bucaneve" Maria Grazia Giannini parlerà al pubblico dell'associazione; la seguirà la psicoterapeuta Lucia Mangionami che proietterà i partecipanti in un viaggio nel "tradimento" e in tutto ciò che questo momento doloroso comporta nelle diverse situazioni.

La conclusione spetterà poi all'autore teatrale Mirko Revoyera
Mirko Revoyera Contastorie
che presterà la sua voce recitando alcuni brani a tema. 








Altri due appuntamenti sono in cantiere per domenica 3 novembre ("Quel peso sul peto: il senso di colpa") e per domenica 8 dicembre ("Il coraggio del perdono"). 
Chi volesse aderire è pregato di dare conferma sulla pagina Facebook dell'evento.



ASSOCIAZIONE IL BUCANEVE una onlus che cerca di donare sostegno a persone e famiglie in condizione di disagio, soprattutto con problematiche legate ai disturbi alimentari. Opera tramite ascolto, supporto, orientamento,collaborazione con gli enti, con le istituzioni e con altri soggetti pubblici e del privato sociale presenti nel territorio locale, provinciale, regionale e nazionale. Oltre ad essere segnalata nella mappa delle associazioni per i disturbi alimentari del Ministero della Salute, fa parte  di "Consultanoi", la consulta nazionale per di disturbi del comportamento alimentare.

lunedì 7 ottobre 2013

Più prospettive della stessa situazione vediamo, prima riusciamo a trovare la soluzione


Dott.ssa Lucia Magionami



 

La libertà è responsabilità




La libertà è la responsabilità di scegliere. Attualmente si rileva un nuovo disagio "il dubbio" si evita di decidere pensando di stare in una situazione stabile. Questo e' un grande inganno poiché tutto e' mutevole. Così si finisce di non decidere, di non scegliere noi, ma di stare a scelte e decisioni altrui. Questo crea un'ulteriore sofferenza. 

- Dott.ssa Lucia Magionami

La perfezione





La ricerca della perfezione ci impedisce di ottenere i risultati a lungo attesi. Ricordiamoci che la perfezione e' una parola molto relativa: quello che per noi sembra perfetto per altri può sembrare pieno di difetti. E' solo questione di opinioni. La pozione magica per risolvere il problema è fare del nostro meglio e lasciarsi andare. Godersi il viaggio della vita perché è perfetto così. 
- Dott.ssa Lucia Magionami




Il cambiamento può avvenire ma essendo un processo ci vuole tempo; 
amiamoci, e lavoriamo con tenacia per vedere i risultati

- Dott.ssa Lucia Magionami

Il cibo



"Il cibo è una questione di corpo, di mente, di cuore e di relazione."
- Dott.ssa Lucia Magionami

venerdì 4 ottobre 2013

"C'era una volta": le fiabe e la relazione adulto-bambino

Non esiste un bambino che non abbia mai chiesto una fiaba ai suoi genitori, una fiaba che lo porta nello spazio del prodigio



Le fiabe sono strumenti raffinatissimi che facilitano e consolidano la relazione adulto-bambino. Le favole sono richieste dai bambini, non soltanto come gioco narrativo diversivo ma come dimostrazione di attenzione da parte degli adulti, soprattutto nella cerchia familiare.

Possiamo serenamente affermare che non esiste un solo bambino che non abbia mai chiesto una storia ai suoi genitori. Semmai esistono bambini che hanno imparato a non chiederla.

Ciascuno di noi può fare tanto, solo sedendosi e iniziare col "c'era una volta".

Questo incipit universale conduce il bambino nel tempo sospeso della fiaba, quello in cui tutto può accadere, la meraviglia come l'orrore, l'incanto e la malinconia, la paura e l'ardimento, la sconfitta come il meritato trionfo. Si è nello spazio del prodigio.

Lo spostamento del tempo narrativo in un passato-presente è l'artificio che nei millenni i raccontatori hanno forgiato spontaneamente affinché i piccoli ascoltatori potessero vivere accadimenti verosimili seppure irreali e confrontarsi con gli stati d'animo più vari.

L'universo delle emozioni infatti, si dischiude nel cuore dei bambini e la fiaba è la macchina perfetta per far vivere loro la forza di grandi emozioni racchiusa dentro il contorno rassicurante del "patto narrativo" secondo cui tutto ciò che accade è solo una favola e non travaserà nella vita reale del bambino. La potenziale dannosità psicologica dei traumi è filtrata dunque dalla fabulazione. È questo il potere della raffigurazione e della metafora.

Così il bambino può vivere l'identificazione con l'Eroe e compiere ogni peripezia, rischiando una morte letteraria, subendo dolori trasfigurati, ma godendo la gioia del trionfo assieme al suo eroe felice e contento.

Fondamentale è la richiesta della reiterazione. Attraverso la ripetizione della fiaba (sempre uguale a se stessa) passano almeno tre valori di carattere psicologico e cognitivo. La rassicurazione: il genitore è presente e disponibile al dono di una fiaba. La prevedibilità: il testo diviene via via anticipabile dal bambino che ne trae un senso di riconoscibilità del reale e di continuità. La competenza linguistica: il bambino si confronta con le novità lessicali, con le espressioni gergali, con le locuzioni complesse, le metafore, le sonorità paralinguistiche, e tutte le caratteristiche che costituiscono la comunità culturale in cui si trova a crescere. Anche le emozioni vengono così conosciute, riconosciute e nominate, traendo dalla fiaba i meccanismi figurati che le provocano.

Nominare i propri sentimenti è di per se terapeutico.

Tanto le fiabe tradizionali, quanto le produzioni letterarie contemporanee fanno i conti con una radice comune che permette di individuare in culture apparentemente lontanissime la presenza di elementi comuni evidentissimi come la lotta dell'eroe per la riconquista della libertà perduta, l'esaltazione della lealtà, il sacrificio per la collettività, la truffa, la morte e la rinascita, il volere divino e l'azione umana di solidarietà, ed altri innumerevoli elementi che costituiscono il terreno comune delle culture.

Jung sosteneva che le fiabe e i miti infatti fossero l'espressione dell'inconscio collettivo (quella specie di grande bagaglio comune a tutte le persone che organizza le esperienze vissute che si ripetono per molte generazioni con valenza affettiva, definite dallo stesso Jung Archetipi).

I bambini chiedono emozioni da provare, istruzioni per vivere. Ne va del loro sviluppo psichico, della loro capacità di adattamento e di interazione sociale. Nessuno si può quindi tirare indietro dal gioco delle fiabe. Perché raccontarle fa bene ai bambini e a tutti quelli che fanno solo finta di essere grandi.

Lucia Magionami

Psicologa-Psicoterapeuta


 Pubblicato su FRESCO di Web

Violenza sulle donne, vanno ‘seguiti’ gli uomini



La violenza contro le donne è un problema sempre più diffuso. La cronaca parla di donne uccise, stuprate e maltrattate, ma per ogni donna che subisce violenza c’è un uomo che la fa. Del lato maschile della violenza sulle donne si è parlato il 31 maggio a Perugia al convegno Uomini violenti: prevenzione e recupero promosso dal Centro per le pari opportunità (Cpo) della Regione, dalla Camera minorile di Perugia e dall'Unione forense per la tutela dei diritti dell’uomo, con il patrocinio della Regione e della Scuola superiore di avvocatura. “La violenza sulle donne è questione che riguarda innanzitutto gli uomini, ed è quindi necessario che nel ‘maschile’ cominci ad aprirsi una riflessione” ha detto Daniela Albanesi, presidente del Cpo regionale. “Occuparci solo delle donne non basta – ha aggiunto Lucia Magionami, psicoterapeuta del Telefono donna del Cpo –, c’è bisogno di più formazione per leggere la violenza e saperla riconoscere. È importante mettersi insieme, avere un linguaggio comune tra operatori dei vari servizi per creare una sinergia che forse è più funzionale”. 

giovedì 3 ottobre 2013

Tutto quello che non sapete sugli amori impossibili




Chi è sospeso in queste storie è come se non vivesse nel presente ma travolto da un passato che condiziona il momento attuale. Ce ne parla la psicologa-psicoterapeuta Lucia Magionami 

Sono molte le persone che si rivolgono a un terapeuta per problemi relativi alla sfera dell'affettività e dell'amore ma sin dal primo incontro evidenziano difficoltà enormi dal separarsi da un pensiero intrusivo e costante che è la vera causa del loro dolore: la persona amata che fugge. Cominciare un percorso psico-terapeutico con questo tipo di premesse può sembrare illogico e paradossale ma in realtà stiamo entrando in uno scenario molto comune. Questo vissuto, delicato e ricorrente nell'essere umano, è pieno di contraddizioni e prende il nome di "amore impossibile". Ci sono uomini e donne che, durante tutta la loro vita, si ritrovano in storie d'amore dove, per una serie di circostanze, arrivano ad annientarsi, a consumarsi fino a rovinarsi l'esistenza. Nella maggior parte dei casi si tratta di donne attratte da storie così dette "difficili" dove sembra che la sofferenza sia una componente così importante della relazione che se per loro non esistesse non sarebbe considerata una vera e propria storia d'amore. Questo pensiero ricorrente viene ereditato da una cultura impostata su passioni paradossalmente dolorose dove il pathos di cui sono intrisi molti film e libri la fa da padrone. Queste persone, vittime dell'amore impossibile, sono molto accondiscendenti ai desideri degli altri per paura di non essere amati e di essere rifiutati. Tali soggetti imparano già in giovane età a non esprimere i veri bisogni affettivi, convincendosi così di poter effettivamente far a meno del vero amore trincerandosi dietro false relazioni. Sono solo loro che amano in un processo a senso unico dove il partner viene accudito e assistito senza spesso ricevere niente in cambio. In questa dimensione, tali persone non vivono il presente ma si adagiano in uno spazio sospeso, in una continua attesa di qualcosa che non avverrà mai. Un esempio classico è dato da quelle relazioni dove una donna attende per anni che il proprio amato lasci finalmente la moglie o che arrivi un altro uomo che, come un principe azzurro, la porti via, allontanandola da quel senso di infelicità e insoddisfazione. In questi casi la donna dimostra una grande pazienza nell'attesa, e vive, per molta parte della propria vita, in una sospensione temporale dove il presente è schiacciato tra un passato di attese e un futuro che non si concretizza. Questo stato emotivo in cui vivono moltissime persone è un luogo di sospensione dove il qui ed ora non esiste nella sua eccezione positiva. Chi è sospeso in queste storie è come se non vivesse nel presente ma è completamente travolto da un passato che condiziona prepotentemente il momento attuale. Spesso, durante la terapia, emerge che tali soggetti in età infantile non sono stati amati ed hanno vissuto in qualche modo un dolore per un abbandono. Frequentemente, infatti, coloro che in età infantile o adolescenziale hanno provato una grande sofferenza, in età adulta, possono sopportare un disagio di tale genere senza aver la capacità di comprendere che questa nuova sofferenza non è necessaria, non è vero amore e da essa si può esserne svincolati modificando in positivo la propria esistenza. Il più delle volte però gli individui rimangono affascinati proprio da un partner che non ha una reale intenzione nella condivisione di un progetto di vita insieme. La tenacia con la quale tollerano questo tipo di frustrazione dimostra un legame intenso con un passato in cui dinamiche disfunzionali dimostrano una particolarità già acquisita all'interno della famiglia d'origine. Si tratta di una forte spinta autodistruttiva che si legge come un comportamento di dipendenza al punto che quando la persona amata si allontana e fugge, l'abbandonato cerca di ricostruire quella relazione in tutti i modi fino ad indirizzare tutte le sue energie nel suo obiettivo. L'amore impossibile è un legame così potente che frequentemente il soggetto tende ad idealizzare l'altro fino a costruire delle fantasie sopra una realtà scomoda. Un rapporto piatto e noioso così improvvisamente diventa una passione travolgente ma unilaterale dove alla lettura della sofferenza viene data una connotazione di amore irresistibile. In questi questo tipo di relazione la parola passione è quindi associata all'impossibilità. Per i due amanti, le difficoltà di incontro dovute alla distanza, al lavoro, ad altre circostanze di vita fino ad arrivare al caso della presenza di una terza persona sembrano rafforzare il rapporto mentre al contrario la tenerezza e l'intimità sono vissute a tempo e non nella quotidianità. In questa prospettiva la propria stima è strettamente vincolata all'altro del quale si sente il bisogno fino al punto di credere che la propria esistenza sia subordinata alla presenza dell'altro: Io esisto perché la persona amata è accanto a me. L'amore "impossibile" però sembra essere completamente privo di ogni logica almeno a vedere cosa succede quando la persona amata viene velocemente sostituita da un'altra. In molte circostanze infatti al finire della relazione si innescano dei meccanismi di immediata sostituzione del partner fino a ricreare dinamiche relazioni simili improntate sugli stessi comportamenti. La nostra società, infatti, basata sul dinamismo e sulla velocità riflette, anche nelle relazioni affettive, una tendenza alla rapidità e alla fugacità a scapito della consolidazione e durata del rapporto. Ci si innamora in brevissimo tempo e spesso si preferisce vivere amori con una tendenza tipicamente narcisistica dove le persone sono portate a cancellare e sostituire la storia d'amore immediatamente con un'altra. Si affronta così, con grande superficialità, la separazione mentre si assiste a distacchi rapidi, senza dolore dove si evita di elaborare i sentimenti più profondi la dinamica della storia e i propri comportamenti. Quanto detto sopra è un terreno fertile per non provare più attrattiva verso la vita in comune ma si preferisce convogliare le energie solo per se stessi costruendo così un'esistenza egoistica e sempre povera di contenuti. Scenario fecondo perché possa nascere l'amore "impossibile", insicura, quello che porta con sé gelosie, vendette, sentimenti di vuoto e abbandono. Questi tipi di relazioni possono essere descritte anche come relazioni basata sul "mal d'amore" ossia un rapporto impari dove, all'interno della coppia, uno dei due partner ha più potere dell'altro e usa su di questo tecniche relazionali di potere e di controllo. L'amore dipendente quindi si articola su dinamiche ossessive con la tendenza a lasciare sempre minori spazi personali. Questo rapporto parassitario è basato su continue richieste di assoluta devozione e di rinuncia da parte dell'amato. Spesso caratterizzato dalla stagnazione e dall'auto-assorbimento, ossia da una tendenza a ripiegarsi su se stesso, questo tipo di rapporto, tende a non far vivere ai protagonisti esperienze esterne per paura del cambiamento. Tale rapporto di per sé necessita il mantenimento di alcuni punti fermi ossia il soffocamento di qualsiasi desiderio o interesse personale in nome di un amore che occupa il primo posto nella propria vita. Entrambi i partner che vivono questa relazione hanno un'importante responsabilità nella costruzione di questa storia d'amore. Tutti e due anche se in modo diverso, sentono la necessità di essere appagati dall'altro, hanno bisogno di soddisfare il loro lato narcisista. Quando avviene la rottura di una relazione così asimmetrica si assiste a un dolore che tocca livelli altissimi: la persona dipendente prova disperazione e disorientamento in quanto ha vissuto per anni in funzione all'altro senza sviluppare un adeguato senso del sé. All'inizio non riuscirà a fare a meno dell'amato, avrà una reazione tipica delle crisi di astinenza da droghe. A volte la ferita può tramutarsi in depressione, insonnia, continui sbalzi di umore. È importante accettare la realtà e per far questo è utile l'intervento di un psicoterapeuta dove i racconti e le emozioni troveranno uno spazio senza un giudizio e una adeguata lettura della realtà placherà quel dolore inaccettabile e porterà a un miglioramento di se stessi.

Dott.ssa Lucia Magionami 
Psicologa-Psicoterapeuta


Pubblicato su FRESCO di Web