giovedì 6 agosto 2015


Grazie per avermi ospitato all'interno di Vite Arcobaleno.






Vite Arcobaleno, in collaborazione con l’editore Amarganta, nasce come portale che vuole diffondere le testimonianze del mondo LGBT dall’interno della vita quotidiana di tutti quanti noi. Per questo lo abbiamo chiamato proprio “Vite Arcobaleno”, riferendoci sia alla bandiera che rappresenta i movimenti per la lotta dei diritti LGBT mondiali sia addentrandoci proprio al concetto stesso di vita che, con tutte le emozioni giornaliere, diviene una sfumatura dei vari colori che di volta in volta le attribuiamo.Siamo un gruppo di persone che vogliono credere e sperare in un domani migliore per i diritti di tutti, senza discriminazioni basate sul genere o sull’orientamento affettivo.

luglio 31, 2015 by jfmastinu
INTERVISTA A LUCIA MAGIONAMI


Nome: Lucia Magionami


Attività: Psicologa Psicoterapeuta, esperta in Libroterapia e in Politiche di parità di genere


Orientamento affettivo: Ha importanza?


Quando conosco una persona o sono sua amica non chiedo mai il suo saldo in banca né tanto meno il suo orientamento sessuale. Per me è fondamentale la gentilezza dell’anima.




Buongiorno Lucia, grazie per essere qui con noi!





Volevamo iniziare con questa intervista parlando un po’ del tuo bellissimo progetto di Libroterapia. Vuoi descrivere ai nostri lettori di che cosa si tratta e di quali obiettivi persegue?

La libroterapia è l’uso dei libri e della lettura per raggiungere un benessere psichico. La lettura privata del libro, come pratica intima, di per sé induce benessere e così pure il confronto con altri lettori rappresenta un momento di condivisione che produce benefici evidenti. La libroterapia introduce una valenza aggiuntiva che è legata esattamente alla presenza dello psicoterapeuta. Egli, attraverso le tracce narrative scelte, prepara il lettore alla fase di incontro in cui ciascuno darà voce alle proprie emozioni, e sarà condotto all’indagine dei propri stati psichici all’interno del gruppo. E’ così evidente che gli obiettivi sono molteplici; tra gli altri: la ricerca di risposte ai propri inspiegabili moti dell’animo; l’esternazione e la descrizione delle emozioni da specchiare nei “compagni di viaggio”; la ricerca di momenti di comunanza con essi e la definizione della propria specificità; non ultimo lo sviluppo del sentimento di appartenenza al costrutto del gruppo che non sarà mai la sommatoria delle singole individualità ma assumerà una identità altra dai singoli appartenenti, risultando così un valore che il singolo soggetto avrà reso vivo in funzione della propria apertura e disposizione.

In un mondo come il nostro, dove ancora si avverte forte il disagio per chi riconosce in qualche modo la propria diversità nell’orientamento affettivo, come può la lettura aiutare a superarlo?
Credo che la lettura sia uno strumento fondamentale per ciascuno nel confronto con la vastità del pensiero umano e dei rapporti sociali nei quali troppo spesso ci sentiamo spersi. La lettura, che comincia già dalla scelta del libro – con la pratica godibilissima della ricerca tra gli scaffali – permette meglio di altri mezzi di tornare tra le righe in ogni momento, di stralciare frasi maestre, di tuffarci senza distrazioni nel flusso narrativo. E’ un altrove dove incontriamo noi stessi inciampando nelle innumerevoli, fascinose trappole che il narratore stende lungo la storia; in esse spesso troviamo parti di noi, sentiamo risuonare dolori, tenerezze, gioie presenti o trascorsi felici ma mai svaniti nei meandri della nostra emotività. In questo senso il disagio per la propria “diversità” nell’orientamento affettivo, trova un ridimensionamento proprio attraverso il viaggio letterario. Esso non è mai risolutivo, sia chiaro, ma impone una rilettura innanzitutto del concetto di diversità, e propone la presa di coscienza piena del concetto di molteplicità. La diversità presuppone e riafferma l’esistenza di una Normalità. La Molteplicità ne mette in discussione il senso. La lettura in sé, come confronto con le vite degli altri – ovunque essi siano nello spazio e nel tempo – produce coscienza e auto legittimazione. Non è un caso che la censura si abbatta proprio sui testi che divergono da quanto normalizzato imponendo imprimatur e certificazioni: il potere del Normale si abbatte su quanto cerca una dignità fuori di esso.

In gran parte dei paesi occidentali il matrimonio delle coppie omosessuali è possibile. Cosa pensi della situazione italiana?

In Italia la situazione è molto complessa sia per una questione culturale sia per la storia del nostro passato. Sono convinta che anche da noi, il conflitto tra famiglia “tradizionale” e nuove forme di aggregazione familiare, nel tempo diverrà solo un ricordo. La riluttanza ad accettare che gli esseri umani possano associarsi in famiglia a prescindere dalla funzione riproduttiva è ancora basata sulla presunta naturalità/santità della famiglia eterosessuale, perché indirizzata alla procreazione. Questo argomento molto complesso, troppo spesso brutalmente ridotto per convenienze di parte, si sta scontrando con l’evidenza sociale delle scelte di vita di un numero sempre crescente di esseri umani che impiantano la loro vita reale senza tener conto della Norma imposta dai doveri di aderenza alla tradizione; mentre cioè tanti movimenti di pensiero tradizionalista ed estremista si battono innalzando vessilli, è la vita che plasma i rapporti umani e santifica i concreti elementi tradizionali legati alla famiglia: la protezione reciproca, la promozione umana, l’elevazione spirituale degli individui, la loro armonizzazione interna al gruppo familiare e per estensione la loro disposizione armonica verso l’eterno. In questo senso la parola Tradizione trova un’essenza e i “valori tradizionali” cominciano ad essere universali e leganti per l’Umanità invece di essere criteri discriminatori con cui affibbiare l’etichetta di degenere e di innaturale a chi vogliamo marginalizzare.


Questo cambiamento di prospettiva è immenso, radicale, tanto nel singolo soggetto quanto e di più nelle società. La società italiana si trova in sostanza davanti ai propri limiti culturali, e sarà costretta a superarli o a ripiombare indietro verso il buio del proprio passato, ma sono fiduciosa.


Confesso però che la manifestazione di Roma del 20 giugno scorso mi ha fatto paura; ne sto discutendo ancora in alcuni social network e trovo surreale che tanta gente si scagli con un vibrante “No!” contro la richiesta di riconoscimento sociale di un dato di fatto, l’Amore. Si può lottare contro la Primavera? Forse qualcuno crede sia possibile: ho l’impressione che in più ambiti si sia entrati oramai da tempo in un delirio di controllo verso le forze della Natura, compreso l’Amore: se non è naturale lui!








Se avessi l’opportunità di imbatterti in un adolescente vittima di omofobia e bullismo, cosa gli consiglieresti? E dal profilo della libroterapia?


Nell’immediato gli consiglierei di chiedere aiuto senza indugio alle figure adulte che ritiene di riferimento, non necessariamente familiari. Al contempo gli consiglierei di condividere il problema con chi, adolescente come lui, può meglio comprenderlo. Questa solidarietà è fondamentale da un lato per trovare soluzioni reali, operative, e dall’altro per proteggerlo psichicamente. L’idea guida è che una soluzione esiste sempre e può essere costruita insieme, non in solitudine. Spesso infatti si è portati a sprofondare nello sconforto da abbandono o in senso opposto nella reazione violenta e solitaria. L’agire solitario, in questi casi è sempre pericoloso e non risolutivo. Gli consiglierei inoltre di ascoltarsi e di descrivere bene alle figure di riferimento ogni sentimento (l’inespresso reca danni, sempre). Mai dovrà giudicarsi secondo il criterio della diversità degenere (imposto con violenza dai suoi persecutori) ma secondo il concetto fondante dell’umanità specifica e legittima di cui è portatore: il giovane deve ricordare che egli non è mai degenere rispetto al gruppo di pari (i compagni di scuola, la squadra,…) ma è un essere umano legittimo nella sua essenza con proprie caratteristiche e valori, per il solo fatto di essere umano. La sua dignità non gli è conferita dall’approvazione del gruppo, e nemmeno dai familiari, ma viene prima di qualsiasi altro elemento.


Va detto che la coltivazione di questa scala di valori dev’essere quotidiana pratica sia in famiglia che in ogni altro ambito. In questo gli insegnanti e i genitori svolgono una funzione vitale.


Quale testo suggerire per reagire? Posto che ciascuno di noi è unico e ogni libro si incontra in maniera particolarissima con ciascun lettore, come consiglio mi verrebbe in mente di proporgli una storia ambientata negli anni ’50, “Pop corn a colazione” di Laura Cunningham. La piccola Lilly non ha mai conosciuto suo padre e una volta morta sua madre si ritrova a vivere con due zii molto eccentrici. Zio Len, detective privato e zio Gabe, un bibliotecario in pensione che scrive gospel in ebraico. Questo romanzo racconta di una famiglia insolita, forse molto distante dal nostro ideale di famiglia che fa colazione con latte e biscotti ma una famiglia dove l’amore rende Lilly forte per affrontare la vita e diventare adulta. Ecco, l’amore non ha colore, sesso, forma ma è un’energia vitale che nutre le tue radici perché tu possa evolverti in un essere migliore.

Parità, equità e uguaglianza di genere anche rispetto agli orientamenti affettivi. Vuoi dirci la tua?

Fondamentale per me è il rispetto, non credo che nessuno di noi può dirci cosa è bene e cosa è male. Solo lasciando spazio ad un dialogo civile e ad una cultura ripulita dagli stereotipi. Essi sono tanti, guarda cosa è accaduto a Firenze proprio in questa settimana la sentenza di assoluzione dei sei ragazzi che hanno violentato nel 2008 una ragazza. Gli atti del procedimento risultano infarciti di pregiudizi sulla donna (aveva bevuto, era bisessuale, vestiva eccentricamente permettendosi perfino le mutande rosse e altre scempiaggini). Ancora siamo lontani da quella civiltà che mi piacerebbe vedere.

Family day: quanto realmente la famiglia c.d. tradizionale è minacciata dal riconoscimento delle unioni civili?

Questa domanda vorrei farla a loro, io non vedo nessuna minaccia. Le minacce alla famiglia “tradizionale” sono le stesse che graveranno su tutte le aggregazioni familiari del futuro. Sono i tempi della produzione, i conflitti intrafamiliari dovuti al reddito e alla precarietà lavorativa, la marginalizzazione delle persone in età avanzata, il disconoscimento dell’invecchiamento biologico, la competitività sociale, l’esclusione sociale e l’impoverimento relativo delle famiglie, queste sono le crepe che si allargheranno sempre più nel fusto sempre meno sicuro della famiglia. Il fatto che altre forme di legame familiare (già in atto, oltretutto) ottengano legalizzazione e riconoscimento potrebbe invece venire in soccorso all’unione matrimoniale eterosessuale proprio perché queste rilanciano la Famiglia sui suoi valori fondamentali, molto più estesi del mero problema riproduttivo/educativo.


L’aver calcato la mano sulla definizione “tradizionale” con cui si cerca di elevare a unico modello l’aggregazione eterosessuale, è l’arroccamento disperato intorno ad un inespresso senso di perfezione della famiglia. Si tratta cioè della più dannosa immagine che ci viene dal passato, il “quadretto perfetto”. La perfezione è un lascito antico di cui ancora non ci siamo liberati.


Posso dire che proprio nella famiglia perfettamente tradizionale, lungo i dodici anni che ho trascorso ad occuparmi di violenza familiare, ho incontrato i peggiori elementi di oppressione questa sì tradizionale.


Oggi mi trovo a lavorare con uomini e donne di circa 30/40 anni che si trovano in terapia poiché in età infantile hanno vissuto violenza assistita (in cui il padre ha picchiato la madre davanti ai suoi figli) e devono rielaborare e curare gli effetti devastanti di questi comportamenti vissuti.

Vuoi anticiparci qualcosa delle tue attività progettuali future?

In questo momento mi divido tra lo studio di Perugia e quello di Firenze, per la mia attività professionale ma sto progettando il secondo ciclo di libroterapia che si terrà a partire da ottobre a Perugia; la fase attuale, dedicata alla preparazione degli incontri, è divertente ma molto solitaria, spesa alla ricerca di libri nuovi e nella lettura fra un treno e l’altro, aspettando le agognate vacanze di settembre! Ma sarà negli incontri che l’avventura si farà decisamente affascinante, quando i compagni di viaggio si ritroveranno sul ponte della nave a raccontare il proprio incontro con il libro e le sue trappole emozionali.


Ringraziamo Lucia per essere stata qui con noi!


Per chi volesse saperne di più, eccovi la sua biografia: Specializzata in Psicoterapia Breve Strategica iscritta all’ordine della Regione Umbria numero 639. Dal 2003 ha iniziato a lavorare sulla tematica della violenza di genere. Si è formata all’interno dell’associazione Artemisia Centro Antiviolenza-Catia Franci di Firenze dove è rimasta fino al 2007 quando è entrata a far parte del Telefono Donna presso il Centro Pari Opportunità della Regione Umbria, dove, si è’ occupata di percorsi di sostegno a donne vittime di violenza domestica. Attività conclusa a gennaio 2015. Da novembre 2014 fa parte dell’associazione Margot Projet con sede a Perugia. Composta da un insieme di professionisti che si occupano di contrastare la violenza. I progetti che la coinvolgono direttamente all’interno della associazione riguardano la formazione alle Forze dell’Ordine presso la Questura di Perugia e l’apertura di uno spazio di ascolto per autori di maltrattamento il primo nella Regione Umbria. Oltre alla libera professione che svolge presso i suoi studi a Firenze e Perugia, ha svolto un incarico di Consulenza Psicologica alle donne vittime di violenza nell’ambito della rete del progetto della Regione Umbria:U.N.A, si occupa di formazione e sensibilizzazione sulla tematica della violenza di genere sia come libera professionista sia come consulente presso enti pubblici, come ad esempio Università di Perugia nel Corso di Genere delle Pari Opportunità, nelle scuole del territorio Umbro-Toscano sia come consulente privata; inoltre è stata relatrice a più convegni riguardanti la violenza intra familiare. Nel 2014 ha ideato e scritto con l’associazione Il Bucaneve onlus un quaderno di sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare. “Dietro lo specchio: la vita!” Strumento utile per la “Scuola genitori e figli” e a condotto una ricerca per mostrare la correlazione tra violenza in famiglia e disturbi del comportamento alimentare. A Gennaio 2015 a Perugia ha formato il primo gruppo di Libroterapia. Un ciclo di cinque incontri per parlare di emozioni e di sentimenti attraverso i libri scelti dal terapeuta per fare un viaggio attraverso la psiche. Lucia ha anche un blog.


https://vitearcobaleno.wordpress.com/2015/07/31/intervista-a-lucia-magionami/

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