mercoledì 23 ottobre 2013

«Asimmetrico e asincrono»: è il tradimento

Cambia il senso dei rapporti ed è una rottura temporale e psicologica che crea un prima, in cui il patto è intatto e un dopo, in cui il patto è sospeso. La parola alla psicologa Lucia Magionami 
    
Il tradimento è qualcosa di molto complesso, è un atto che si manifesta all'interno di una relazione, di un patto. Esso cambia il senso dei rapporti tra i protagonisti, è una rottura temporale e psicologica che crea un prima, in cui il patto è intatto e un dopo, in cui il patto è sospeso o definitivamente cessato. Perché si possa parlare di tradimento, infatti l'atto deve essere svelato o percepito dal soggetto tradito, tanto da provocare l'infrangimento della fase di fede e l'instaurazione di una successiva fase di inaffidabilità conclamata.
Una volta palesato il tradimento, la persona tradita si troverà a vivere una condizione di vuoto e di smarrimento che la indurrà a rimettere in discussione la sua immagine, la figura dell'altro e l'immagine dell'intera loro relazione.
Ciò che viene tradita è sempre la relazione che dopo il disvelamento dovrà essere necessariamente ridefinita per approdare a un nuovo equilibrio o alla cessazione.
Va detto che nel corso di qualsiasi relazione umana i soggetti partecipanti mutano sia come singoli individui (cambiano l'età, le esigenze, gli interessi) sia in funzione della relazione stessa (mutano i ruoli, le aspettative di comunione, le routine di comunicazione); se questo cambiamento non avviene in entrambi e in maniera armonica si può arrivare a un iniziale intimo allontanamento e un conseguente svuotamento della relazione che sta alla base del tradimento del patto di unione e di scambio.
Il tradimento è caratterizzato almeno due da costanti, come indica Gabriella Turnaturi nel suo Tradimenti, Feltrinelli editore. È asimmetrico: per la differenza che si crea tra le aspettative personali dell'uno verso l'altro, nonché per la differenza di percezione della relazione e la sua realtà effettiva. È pure asincrono: colui che tradisce percepisce il tempo di permanenza nella relazione come lunghissimo e col passare dei giorni non riesce più a gestirlo, fino al punto di lasciare tracce affinché sia scoperto e dal tracollo della situazione si creino un nuovo panorama e un nuovo tempo del vivere. Per colui che viene tradito invece al momento dello svelamento il tempo percepito è rapidissimo perchè tutto viene messo in discussione da un secondo all'altro. Da qui una destabilizzazione totale della persona; essa dovrà infatti istantaneamente ridiscutere sia la fiducia in se stessa sia la fiducia verso l'altro e farà i conti con il senso di abbandono legato alla dipendenza dall'altro. Da quel momento in poi comincerà a vivere sensi di colpa e provare volontà di vendetta verso colui che ha tradito i fondamenti della relazione distruggendo il noi costruito nel tempo e svanito in un baleno.
La percezione del tradimento e del suo potenziale di devastazione in termini psicologici è legato alle epoche storiche, all'evoluzione della morale e dei costumi. Perfino le leggi sono mutate nel corso dei secoli; non dimentichiamo la permanenza del delitto d'onore nel nostro codice penale fino al 1981. La formazione culturale dei cittadini e i costumi socialmente condivisi quindi influiscono enormemente sulla sofferenza psichica dei soggetti colpiti da tradimento. La loro reazione emotiva trova infatti risonanza o acquietamento proprio nella diffusa convinzione che alcuni tipi di tradimento siano o meno importanti.
Di certo ogni essere umano è al contempo un potenziale traditore e un potenziale tradito; James Hillmann, fuori dai criteri morali, indica il tradimento come un mezzo di crescita dell'umano per la formazione della sua propria autonomia.

Lucia Magionami
Psicologa-Psicoterapeuta

font: www.frescodiweb.it

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